Chissà se di satira davvero si possa parlare. O se si tratta semplicemente di uno scherzetto architettato per far guadagnare una manciata di voti a Barack Obama. Fatto sta che, mai come in questa tornata, la campagna elettorale americana ha costituito una vera e propria rivoluzione nel campo della comunicazione. E non solo per l’utilizzo intensivo di internet per veicolare i consensi, non solo per la presenza sulla scena di personaggi come Joe l’idraulico, non solo per i messaggini che Obama inviava ai propri elettori. Sin dai primi tempi della campagna, infatti, ha fatto irruzione sulla scena mediatica un curioso personaggio, un certo Martin Eisenstadt (nome cristiano e cognome ebraico, come gran parte dei neoconservatori dell’agonizzante amministrazione Bush), impiegato presso l’osservatorio Harding Institute for Freedom and Democracy e consigliere del candidato repubblicano John Mc Cain.
Dalle pagine del suo blog (eisenstadtgroup.com, ndr), al grido di “la libertà non è gratis”, Martin Eisenstadt ha condito i quasi due anni di campagna elettorale con informazioni piccanti ed esclusive circa John Mc Cain e Sarah Palin, spesso riprese dai maggiori quotidiani e dai big dell’emittenza televisiva, da Fox fino alla Cnn. Eisentstadt era semplicemente una persona informata dei fatti, con l’intento di dare ai potenziali elettori informazioni dettagliate e private sui candidati repubblicani ed il loro entourage. È proprio dalla sua penna che sono balzati agli onori della cronaca casi come quello della signora Palin che pensava che l’Africa fosse una nazione, o di Joe l’idraulico che intratteneva amicizie pericolose, ad esempio con Charles Keating, losco finanziere condannato per frode. O come l’indiscrezione secondo cui Mc Cain avrebbe avuto l’intenzione di aprire un faraonico casinò nella zona verde di Baghdad, o quella del paragone Obama-Paris Hilton, che avrebbe fatto infuriare la blasonata famiglia della giovane ereditiera. Insomma una serie di casi, se si vuole divertenti che, fingendo di provenire dalle stanze del quartier generale di John Mc Cain, non facevano altro che screditarlo.
La “grande bufala”, così come l’ha definita il New York Times, è venuta fuori dopo l’election day e dopo il trionfo di Barack Obama. È stata smascherata da sourcewatch.org, il sito che vigila sull’attendibilità delle fonti Internet e che messo al vaglio le indiscrezioni diffuse da Eisentstadt, palesandone l’inattendibilità.
Gli autori dello scherzo (che, però, sarà costato non poche manciate di voti all’ignaro Mc Cain) si chiamano Eitan Golrin e Dan Mirvish, e sono due cinefili con la passione per la politica. E, ovviamente, per i democratici. La ragione alla base del mega-equivoco che essi hanno provocato sarebbe una fantomatica messa in scena per la realizzazione di una pellicola d’avanguardia, da destinare al pubblico televisivo, e dedicata alle elezioni americane 2008. Come scusante forse regge poco, ma ancor meno reggono le pubbliche ammende da parte dei grandi network e dei colossi dell’editoria, che hanno attinto a mani basse dalle pagine del blog Einsenstadt, senza curarsi di verificarne le fonti. Dal Los Angeles Times al New Republic, sono tanti i nomi delle vittime illustri del fantomatico Martin Eisenstadt, che ora si leccano le ferite. Si trattava di una bufala, o forse di una nuova frontiera della satira politica. Che, come la satira vecchio stampo, ha avuto il potere di veicolare, probabilmente, un numero considerevole di voti e di far arrabbiare non pochi protagonisti della corsa alla Casa Bianca. Si è trattato di un colpo basso alla campagna elettorale di Mc Cain e non è escluso possa costituire un precedente per cui sarà sempre più difficile, nell’esasperazione dei toni portato dalle campagne elettorali, discernere tra vero e falso, tra realtà e finzione, tra satira e scherzi di cattivo gusto. (Giuseppe Colucci per NL)