da Franco Abruzzo.it
New York, 25 giugno 2008. Nuovo motivo di crisi esistenziale per il giornalismo americano: in California l’Orange County Register, antica testata vincitrice di premi Pulitzer, ha affidato parte del lavoro redazionale e dell’impaginazione a una società in India. «È solo un esperimento di breve durata che non toccherà il lavoro di reportage e le decisioni editoriali», ha detto il vice-direttore John Fabris senza per questo rassicurare lo staff del quotidiano o altri esperti di giornalismo secondo cui potrebbe non passare molto tempo prima che Bangalore, Mumbai o Delhi rimpiazzino New York come capitale mondiale dei media. I giornalisti in outsourcing di Mindworks, questo il nome della società di New Delhi che già lavora per il Miami Herald, lavoreranno a partire dalla fine di giugno in cinque turni alla settimana per un mese: «Il mondo dell’editoria sta cambiando rapidamente: dobbiamo esplorare nuove strade per continuare a lavorare con efficienza garantendo al tempo stesso la qualità e migliorando la copertura dei fatti locali». L’Orange County Register, fondato nel 1905 e che un tempo era il terzo quotidiano della California, adesso è scivolato al quinto posto dopo Los Angeles Times, San Francisco Chronicle, San Diego Union Tribune e Sacramento Bee: è l’ultimo in una lista sempre più lunga di pubblicazioni che guardano all’India come scialuppa di salvataggio. L’agenzia Reuters ha aperto un ufficio a Bangalore per seguire i mercati finanziari americani. E l’anno scorso nell’esempio più clamoroso di «glocalizzazione» (la globalizzazione dalla cronaca locale) il quotidiano Pasadena Now assoldò un paio di giornalisti indiani per seguire in teleconferenza dall’India, uno a Mumbai e l’altro a Bangalore, i lavori del consiglio comunale di Pasadena. I due cronisti erano ovviamente pagati una frazione dei loro colleghi americani a 15 mila chilometri di distanza. (ANSA).