da Franco Abruzzo.it
New York, 6 novembre 2007. Quando l’americano Philip Smith ha usato il suo blog per descrivere la sua esperienza (negativa) di lavoro, non pensava che sarebbe finito col diventare simbolo di un passaggio epocale: travolto da una causa di diffamazione intentata dalla sua ex azienda, ha non solo vinto in tribunale, ma è assurto a una sorta di eroe dei blogger di tutto il mondo che sperano di essere considerati come dei veri giornalisti. La decisione presa dal tribunale federale della South Carolina indica che senz’altro almeno alcuni blogger meritano di chiamarsi giornalisti. Secondo il giudice Henry Hurlong, Jr. si può considerare giornalista chiunque faccia del giornalismo e i blogger che fanno giornalismo su Internet hanno gli stessi diritti e privilegi previsti dalla legge federale per i “veri” giornalisti. Tra cui, appunto, la libertà di espressione, con cui Smith ha potuto raccontare nel suo blog dell’esperienza come dipendente di BidZirk, un’azienda che vende su eBay, e dei servizi di listing su eBay in generale; nel suo articolo, Smith forniva una serie di caveat utili per chi si appresta a usufruire di tali servizi. BidZirk ha fatto causa a Smith per aver usato il logo dell’azienda, per aver descritto il proprietario della società Daniel Schmidt come uno “yes man”, e per aver pubblicato una foto sua e di sua moglie, accusandolo di diffamazione e violazione della privacy. La corte federale ha considerato però Smith un vero giornalista, esaminando non il “formato” in cui il suo articolo era scritto, ma il “contenuto”: un intervento in cui, da vero giornalista, trasmetteva informazioni, frutto di ricerche accurate. La conclusione è che “alcuni blogger sono senza dubbio giornalisti”. E hanno libertà di parola. (9Colonne)