LSDI Libertà di stampa e diritto all’informazione
(via Senza bavaglio)
I blogger possono essere considerati giornalisti e come tali hanno diritto alle relative tutele professionali, per esempio quando si tratta di mantenere il segreto rispetto a una fonte confidenziale.
L’importante è che la loro sia un’attività retribuita e non semplicemente un hobby. Lo stabilisce una nuova legge che ha appena iniziato il suo iter al Congresso degli Stati Uniti.
Ne dà notizia, in un articolo per Affari italiani, Mariangela Maritato.
Approvata mercoledì 1 agosto a maggioranza, con il voto contrario del presidente della commissione stessa e il parere negativo del governo Bush, la legge che aggiorna il precedente “Free Flow of Information Act” cerca di porre alcuni paletti nella definizione dello status di blogger giornalista.
Obiettivo? Proteggere e rafforzare la libertà di stampa garantita dal primo emendamento della Costituzione americana, senza però favorire la nascita di “blog casuali”, aperti soltanto per usufruire di protezioni e tutele speciali.
Negli Usa non esiste un ordine professionale per i giornalisti e molti blog sono il prodotto di società d’informazione spesso in diretta concorrenza con le grandi testate on line.
Il testo normativo è stato presentato dal democratico Rick Boucher e dal repubblicano Mike Pence e permetterà di ampliare lo spettro delle protezioni legali non soltanto per i giornalisti, ma anche per i blogger che dimostreranno di svolgere un’attività professionale vera e propria, con tanto di stipendio garantito dalle inserzioni pubblicitarie.
Prima di entrare in vigore, il testo dovrà essere passato in rassegna dalla Camera e dal Senato. E visto il periodo estivo e le polemiche che ancora lo circondano, è probabile che ciò non avvenga prima di alcune settimane.
L’esigenza di una regolamentazione della materia si è fatta sempre più pressante negli ultimi anni, con la crescita esponenziale del numero dei blog e la diffusione del cosiddetto “citizen journalism” (il giornalismo dei cittadini).
Secondo le stime del portale Technorati, ad aprile il numero dei blog su Internet era di oltre settanta milioni, con una media di circa un milione e mezzo di nuovi messaggi pubblicati ogni giorno.
E non mancano i contenziosi. Nel 2005, per esempio, la Apple portò in tribunale tre blogger, cercando di obbligarli a rivelare le fonti di alcune indiscrezioni su un nuovo prodotto in fase di sviluppo.
Dopo una lunga battaglia legale, un giudice californiano respinse le richieste dell’azienda informatica.
Se il blog è un “lavoro” retribuito allora il blogger puoi essere considerato un giornalista. In caso contrario si è, eventualmente, costretti a rivelare le fonti delle notizie.
La discriminante economica, spiega Boucher, è necessaria proprio per “evitare di creare una scorciatoia che potrebbe aiutare virtualmente chiunque a rifiutarsi di fornire informazioni semplicemente creando un blog”. Non mancano tuttavia inevitabili paletti. Non ci saranno privilegi, né per i blogger né per i giornalisti tout court, se le informazioni in possesso saranno utili per sventare attacchi terroristici, risolvere casi giudiziari acclarati o evitare “un significativo pericolo” per la sicurezza nazionale.
Mariangela Maritato