Effettivamente così non si poteva andare avanti. Dopo tante (ma proprio tante) decine di milioni di euro spese per far decollare un velivolo di piombo, Mondadori ha realizzato che, forse, avrebbe avuto qualche chance in più alleggerendolo ed affidandolo a mani diverse di quelle di un pilota (poco più che) automatico.
E per (tentare di) spiccare il volo, si è rivolta ad un esperto di (f)light-radio: quel Mario Volanti che, con due giradischi malmessi e un trasmettitore scasso, era partito nel 1982 alla conquista dell’etere milanese. I risultati d’ascolto di Radio Italia gli avrebbero dato ragione: senza mai disporre di budget rilevanti sarebbe riuscito a collocare la sua radio a mezza classifica d’ascolto nazionale. Quello che, con immane dispendio di mezzi e risorse economiche non sono riusciti a fare in Mondadori, che picchiando lì una vagonata di soldi in frequenze, in supermanager dai minirisultati, in esposizione mediatica sulle tre reti tv principali e in molte varie & tante eventuali, hanno di poco spostato l’ago della bilancia rispetto alla gestione di Angelo Borra. Che, con molto (ma molto) meno faceva (quasi) uguale. Ora Volanti si giocherà la faccia. Se riuscirà a far spiccare il volo ad un’emittente che ha, fino ad ora, solo rullato sulla pista, sarà riconosciuto come il deus ex machina della radiofonia. Se fallirà, sarà considerato un one shot man. Mentre Mondadori.. vabbè; questa è un’altra storia.