Tira più una radio che un carro di (pay) tv. Così può essere sintetizzato il retroscena delle maxioperazioni radiofoniche in corso.
Da una parte la decisione di Mondadori di cedere R 101, non si sa se per disamoramento mediatico o per necessità di cassa (per l’acquisizione core dell’Area Libri di RCS). Dall’altra, quella del Fondo Clessidra di chiamarsi fuori (per la seconda volta) dal deal RCS/Finelco per non confessata impossibilità di acquisirne a breve il controllo. Dall’altra ancora, la manifestazione d’interesse della radio più importante d’Italia per l’acquisizione degli asset radiofonici di Mondadori, creando così il terzo gruppo nazionale pluriconcessionario italiano (dopo Elemedia e la stessa Finelco). Ma la notizia dentro la notizia, tuttavia, è che i principali player radiofonici nazionali (cioè i concorrenti) starebbero concertando la definizione di tali operazioni, consci che la stabilizzazione del medium favorirà l’esponenziale crescita degli investimenti pubblicitari in Italia sulla radio (+8,6% nel primo quadrimestre 2015). Paese che, secondo gli analisti, ha sulla pubblicità radiofonica il potenziale di crescita maggiore in Europa per il prossimo decennio.