Una web tv di qualità?

Basta con la televisione tradizionale, è tempo di un nuovo paradigma televisivo. Lo dicono i promotori di un movimento italiano che vuole la web tv e la vuole pure di qualità


da Punto Informatico

Roma – Vogliono la web tv perché non guardano più la pessima tv generalista. Ci mettono la faccia e lo dichiarano apertamente in un video. Nasce online quello che si autodefinisce “Movimento per la tv qualità e l’informazione dal basso”: si chiama Vogliamo la web tv e auspica l’avvento del Terzo Schermo in Italia per voltare pagina nella programmazione televisiva, ritenuta “troppo povera di contenuti e diseducativa per i giovani”. L’iniziativa ideata dal giornalista Enzo Di Frenna, presidente di Netdipendenza onlus, sarà presentata il 15 maggio a Milano, all’interno di Media 2.0 la fiera delle aziende e degli operatori che guardano al futuro della nuova comunicazione on line. Punto Informatico ne ha parlato con Di Frenna.

Punto Informatico: L’iniziativa potrebbe avviare una interessante discussione nella comunità web: come superare il modello di tv imposta dall’alto? Come rendere l’informazione più partecipativa, coinvolgendo gli utenti nella produzione di video notizie di maggiore interesse sociale e culturale? In Italia ci prova Current Tv, che domani sarà ufficialmente presentata a Roma in presenza del suo ideatore, l’ex vicepresidente americano Al Gore. Ma gli imprenditori del web 2.0 riusciranno a creare nuovi modelli e nuovi format?
Enzo Di Frenna: Sono tanti gli italiani stufi della pessima televisione generalista e commerciale. Serve un modello alternativo, più partecipativo e democratico. Internet offre questa opportunità, ma in questo momento si avverte nell’aria il diktat non disturbate il manovratore, cioè il monopolio televisivo che impone programmi e format uniformati. Sul nostro sito genitori, insegnanti, imprenditori, psicologi, medici, giornalisti e tanti altri chiedono a gran voce una tv più intelligente, perché non se ne può più di quiz a tutte le ore, reality, storie strappalacrime, culi, tette, litigi e aggressioni in diretta. Siamo convinti che invece la web tv possa essere un’alternativa valida: prodotta dal basso, con pochi capitali e senza concessioni televisive.

PI: Ci sono adesioni sul sito, ma anche testimonianze
EdF: Su “vogliamolawebtv” parlano persone come Elena Carone, madre di due figli, insegnante e assessore alla Pubblica istruzione del Comune di Bracciano: “I nostri figli sono sottoposti quotidianamente ad un bombardamento continuo di messaggi che inducono a un consumo materiale di beni, ma soprattutto un consumo di notizie, di informazioni, con una velocità a volte insostenibile. La possibilità di fornire ai nostri giovani le capacità per poter creare la propria informazione attraverso la web tv, è sicuramente un obiettivo e un percorso positivo”
PI: Ma a quale televisione si pensa?
EdF: Potrei rispondere con le parole di Federico Isenburg, imprenditore milanese, che ha aderito subito: “Ero in albergo su un’isola tropicale con mia moglie, durante il viaggio di nozze, e guardavo la tv americana e altri canali satellitari. Poi torno in Italia e il confronto è devastante: ti rendi conto che la nostra televisione è una roba tremenda, colma di pubblicità, e se giri quei 6-7 canali trovi programmi uguali! Come imprenditore spero che ci sia presto l’avvento della web tv, per avere una possibilità di scelta maggiore. Vedo molte giovani aziende che investono in questo settore con l’obiettivo di creare tv di segmento, in grado di soddisfare le esigenze di utenti mirati. Non sarà facile rompere un monopolio informativo cloroformizzato, ma credo che Internet sia la strada giusta per favorire un cambiamento nel modo di fare televisione in Italia.

PI: La tv di domani insomma non sarà quella di oggi? Ma cambia solo perché “web”?
EdF: Secondo Gianluigi Ferri, ceo di Wireless: “L’avvento della web tv trasformerà il concetto stesso di televisione in Italia. Potremo vedere ciò che vogliamo, dove lo vogliamo, quando lo vogliamo. Video brevi, interessanti, scelti e prodotti dall’utente”.

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