Da www.lsdi.it del 15-11-2007 segnalato da Franco Abruzzo.it
Un articolo sul nuovo blog della Newspaper Association of America – Giornali come ”hub” in cui viene convogliata e ”lavorata” l’ informazione prodotta dai cittadini – Servono ”analisti della notizia” e ”animatori delle tribù”, mentre i giornalisti professionali continueranno a dare valore aggiunto
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La Newspaper Association of America ha pubblicato sul suo blog – Future of Newspapers – un articolo molto stimolante di Jan Schaffer, direttore esecutivo del J-Lab. E’ intitolato: Construct Your Community’s Info-Structure.
L’articolo non è sfuggito ad Amy Gahran, sempre molto sensibile a tutto ciò che si muove sul fronte del rapporto fra giornalismo professionale e comunità, che – su Poynter online – ne estrae i passaggi che ritiene più importanti e significativi:
“Le redazioni intelligenti … stanno comprendendo che è venuto il momento di puntare a una nuova missione di fondo, qualcosa che riposizioni il giornale all’interno della comunità e superi gli automatismi e le routine”.
“Questa missione spinge a costruire una ‘info-struttura’ locale, realizzata per sostenere nuove definizioni di ‘notizie’, nuovi protagonisti nella creazione dei contenuti e nell’interazione e nuovi sentieri per le notizie e le informazioni. Le redazioni devono diventare un ‘hub’ che consentirà alle persone normali di costruire con passione e abilità notizie e informazioni”.
“…Questa nuova missione chiede ai giornalisti di abbracciare nuovi partner, valorizzare canali informativi supplementari e sostenere – senza continui controlli – un vibrante panorama informativo locale. Definire questi canali alternativi d’informazione come ‘non giornalismo’ non servirà a niente”.
Da qui – commenta Gahran – Schaffer coglie il cuore della definizione stessa di notizia: “Le notizie diventano non tanto un qualcosa di già confezionato da consegnare – una storia o un insieme di storie che occupano determinati spazi sull’ online o nella pagina stampata – quanto un processo in corso di insegnamento e apprendimento sull’ informazione”.
In questo quadro quale può essere il ruolo di un giornalista professionista? Schaffer – aggiunge Amy Gahran – dice: “Usate i vostri giornalisti con la G maiuscola per fornire davvero del valore aggiunto. I giornalisti professionali concentreranno le loro abilità e i loro saperi facendo indagini, identificando le tendenze, costruendo archivi e data-base, facendo parlare funzionari pubblici credibili e articolando l’ insegnamento della narrazione nelle loro comunità”.
Ma le redazioni devono pensare anche al di là del come utilizzare i giornalisti. Ecco alcuni dei ruoli che Schaffer ritiene necessario espandere:
I ‘Si-può-fare’ invece di quelli che piagnucolano che ‘non-si-può-fare’.
I Programmatori informatici per realizzare data-base o altri materiali informativi.
I Collaboratori con “la sensibilità di individuare le possibilità del lavoro collettivo invece che abituati a muoversi con i riflessi condizionati della competizione sfrenata”.
Gli Analisti della notizia per “setacciare informazioni che possono interessare i giornalisti con la G maiuscola”
Gli Animatori di tribù: “dobbiamo contribuire con tutti gli sforzi possibili a reclutarli per realizzare la info-struttura”.
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www.lsdi.it del 12-11-2007
Giornali: un futuro ”vivace” da giocare tutto sulla qualità
Gavin O’Reilly, uno dei top manager dell’ editoria internazionale parla di qualità come ”elemento distintivo del giornalismo” e sostiene che essa avrà in futuro ”sempre più valore”.
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Incurante delle cifre preoccupanti che vengono dall’Audit Bureau of Circulation, un alto manager dell’editoria internazionale ha assicurato che i giornali hanno invece un futuro ”vivace e rilevante”.
Gavin O’Reilly, ex presidente della World Association of Newspapers (WAN), parlando in apertura della annuale Conferenza a Manchester della Society of Editors Society of Editors, ha aggiunto che la “qualità, elemento distintivo del giornalismo”, rimane la posta principale e avrà anzi nella futura era dei media ”non meno, ma più valore”.
Direttore operativo della Independent News & Media PLC – un gruppo editoriale che ha sede a Dublino e pubblica 175 quotidiani in varie parti del mondo, fra cui l’ Independent a Londra – O’ Reilly ha attaccato le cassandre che ripetono il ”mantra” secondo cui i giornali tradizionali sarebbero morti o in gravi condizioni, affermando: ”Quello che la gente vuole sentire, quello a cui vuole credere è che i giornali cartacei sono una reliquia del passato, e quelli di noi che riescono a vedere un futuro differente vivono delusi in una sorta di bunker”.
Ebbene, ha detto ancora, ”dal mio bunker io vedo un mondo diverso, e francamente la storia è dalla mia parte”.
“Vedo un mondo dove la qualità, elemento distintivo del giornalismo resterà la posta principale e l’obbiettivo costante della innovazione tecnologica”.
”Mi sembra una strategia valida, basata sulla convinzione che un giornalismo solido ed attendibile diventerà sempre più rilevante, sempre più vitale nell’era digitale, in cui la gente viene bombardata quotidianamente da un eccesso di informazione e in cui troppo spesso finisce per vincere il minimo comun denominatore”
O’Reilly ha aggiunto che i siti web dei giornali hanno un importante ruolo da giocare. Ma ha avvisato i delegati a non lasciarsi prendere dalla frenesia di una corsa cieca verso l’ online.
”Corriamo il rischio di perdere il senso di quello che facciamo e che dobbiamo fare”, ha aggiunto. ”E questo potrebbe essere il nostro epitaffio se non stiamo attenti”.
Ulteriori particolari sulla Conferenza su
http://www.manchestereveningnews.co.uk/news/special_reports/editors/