Il Messaggero perde quota: la cronaca non è mai stata così sciatta. Il nostro sembra un incipit troppo cattivo, ma purtroppo efficace. Soprattutto se ci prefiggiamo come obiettivo quello di riassumere quanto ItaliaOggi ha scritto, proprio ieri, in merito alla testata capitolina. Notoriamente riconosciuto per la sua dimestichezza e ampia originalità nel servire e approfondire notizie di cronaca, il quotidiano romano sembra accusare gravi colpi, proprio laddove si era storicamente distinto. Non a caso ItaliaOggi ha scelto di pubblicare un analisi critica e minuziosa della sezione di cronaca del Messaggero di martedì 29 gennaio, dove appare più che evidente che, la scelta di titoli, occhielli e fotografie degli articoli pubblicati, non aiuta ad individuare l’essenza stessa delle notizie divulgate. Le foto sono impersonali, sembrano scattate con un cellulare (nemmeno troppo moderno a giudicare dalla risoluzione di pixel) e patiscono la totale mancanza di volti; i titoli sono scarni, non individuano ne soggetti, ne fatti; e per finire il linguaggio è freddo e inespressivo – sempre rimanendo sulla linea del commento di ItaliaOggi – quasi a voler sottolineare, oltre che confermare, la natura priva di coinvolgimento caratteristica di questi articoli in particolare (probabilmente preparati per via telefonica, senza nemmeno tentare la ricostruzione degli eventi direttamente sul campo). Alle critiche si aggiunga la scelta di termini di uso poco comune, se non addirittura in via d’estinzione: ItaliaOggi punta il dito, per esempio, sul vocabolo Arma, che poteva essere sostituito, per il piacere dei lettori e per giustificare la brillantezza dei giornalisti, da Carabinieri, giusto per avere un taglio più moderno. Si potrebbe definirlo un fenomeno di meta stampa: un giornale critica – l’accezione è positiva naturalmente – l’altro, sferrando però duri colpi al “collega”, quasi a suggerire un controllo più approfondito e sistematico dei testi, naturalmente prima che siano messi in stampa. Il Messaggero, rimarca ancora ItaliaOggi, una volta in Italia, e nemmeno troppo tempo fa, faceva scuola: come può essere arrivato a questo punto? (Marco Menoncello per NL)