Patetico. Così definiamo il servizio “giornalistico” di Canale 5 su Raimondo Mesiano, il giudice che ha condannato Fininvest (la holding che controlla Mediaset, titolare del 100% delle azioni di RTI, editore di Canale 5) a risarcire alla Cir di De Benedetti (la holding a cui fa riferimento il gruppo L’Espresso) 750 mln di euro per la vicenda Lodo Mondadori.
Lo “scoop", trasmesso dalla rete ammiraglia dell’azienda di un presidente del Consiglio “troppo buono”, che considera le critiche dei media accettabili “nel confine della moderazione” e che aveva avvertito che "su quel giudice ne sentirete delle belle", è sintomatico del reale livello dell’informazione nel nostro paese. Mesiano, seguito da una telecamera di Mattino 5 nell’ambito dell’esercizio del “diritto di cronaca” (parole del conduttore Claudio Brachino, che è anche direttore di Videonews), è risultato, con prove inoppugnabili, reo di “camminare avanti ed indietro fuori dal barbiere”, di “fumare alla mattina”, di “sedersi su una panchina” e di vestire “un calzino turchese”. Dopo averne sentite di così "belle", abbiamo di che ben dubitare delle capacità giuridiche di Raimondo Mesiano.