E’ finita, l’impero sta rovinando. La crociata mediatica estiva contro Fini sarà annoverata come uno dei più clamorosi errori strategici di una politica spregiudicata.
Ma è troppo tardi per pensarci: le frontiere stanno cedendo, le lotte intestine sono devastanti, l’irritazione popolare è palpabile e la fuga dai palazzi è iniziata. C’è solo il tempo, prima che Nerone bruci Roma, di far approvare in extremis riforme devastanti per la società – come quella forense – oppure far inserire qua e là articoli o commi inconferenti con la norma di contenimento per appagare i fedeli amici – è il caso della clamorosa possibilità di conversione delle università telematiche in università tradizionali – o ancora dilaniare il sistema tv locale per soddisfare le esigenze degli operatori telefonici per il potenziamento della banda larga mobile (in ossequio alle indicazioni di un’UE che ci guarda con sospetto), prima che a qualcuno dei futuri governatori venga in mente di toccare il ricco patrimonio frequenziale della famiglia imperiale. Del resto, si sa che gli ultimi giorni di un impero sono sempre quelli più insolenti.