La politica è sempre una bestia molto strana. Ci sono temi su cui destra e sinistra dichiarano di voler raggiungere gli stessi obiettivi: lo sviluppo della banda larga è uno di questi, ma solo a parole tutti sembrano intenzionati ad investire sulla banda larga.
La differenza tra destra e sinistra sta nella strada ipotizzata per arrivare a determinati risultati. In un sistema politico democratico queste differenze si vedono e sono da considerare più che rilevanti. A ricordarcelo è Gordon Brown (foto), che lunedì scorso ha riportato il tema dello sviluppo della banda larga superveloce al centro del dibattito elettorale, spiegando in cosa la sua visione differisca da quella di Cameron, il leader dei conservatori. In sintesi, mentre Cameron affiderebbe la costruzione della rete agli investimenti dei privati, Brown propone di reperire le risorse necessarie tramite una tassa di scopo, praticamente universale. La differenza è che mentre i privati investirebbero solo in quelle zone del Paese dove avrebbero un ritorno economico (le zone più ricche e più popolate del Regno Unito), l’intervento dello Stato garantirebbe l’estensione della nuova rete fino alla più remota località di provincia. Certo costerebbe un po’ di più, ma eviterebbe a lungo termine il fenomeno del digital divide. Ora, ognuno è libero di farsi un’opinione a riguardo, ma non si può certo dire che le due opzioni siano chiare. Il primo vorrebbe affidare la costruzione della “rete elettrica del nuovo millennio” alle imprese private, correndo il pericolo che queste investano solo fin là dove lo ritengano profittevole (come del resto è giusto che sia, almeno per un’impresa privata). L’altro vorrebbe alzare il di circa 10 euro, per tre anni, quello che è il corrispettivo del canone Rai, garantendo però a tutti i cittadini di godere di un diritto che ormai si considera universale (l’accesso al web). E rimanendo sulla questione, che possiamo dire dell’Italia? Da un lato abbiamo il Governo che dice di voler investire nella banda larga, ma all’atto pratico non sa né come, né quando. Dall’altro c’è un’opposizione che troppo spesso si limita a denunciare il presunto ritardo dei lavori o la limitazione degli investimenti, senza comunque offrire valide proposte alternative. Insomma, tutto procede (purtroppo) come di consueto. (A.D. per NL)