Il Commissario Ue li ha di nuovo bacchettati su competitivita’ e ritardo negli investimenti e il suo discorso non e’ piaciuto agli amministratori delegati che al termine del summit, in una dichiarazione comune, rimandano la palla al regolatore: ‘l’attuale regime ritarda ed ostacola gli investimenti su larga scala nelle nuove reti di accesso in fibra. Temiamo che l’esame in corso sulla revisione del quadro regolamentare possa andare nella stessa direzione’.
‘Il settore tlc e’ in grado di giocare, e lo fara’, un ruolo maggiore nel superamento della crisi’ ribadisce il presidente di Telecom Gabriele Galateri aprendo il summit tra grandi manager della telefonia in Europa che chiedono ‘politiche che sostengano gli investimenti’ mentre ‘l’estensione sistematica dell’accesso regolato alle nuove reti rischia di scoraggiare gli investimenti sia da parte degli operatori storici sia di quelli alternativi’. Inamovibile la Reding secondo cui e’ proprio ‘in tempi di difficolta’ economica che bisogna rafforzare la competitivita’ e non sospenderla. Non e’ certamente un eccesso di regolamentazione che ha provocato la crisi finanziaria’.
Non vorreste sentirmi dire queste cose’, conclude prima di lasciare l’Isola di San Giorgio. Ma in sala il malumore rimane.
Le azioni del regolatore hanno teso sempre ‘a creare concorrenza finalizzata a una diminuzione dei prezzi’ commenta Franco Bernabe’, a.d. di Telecom Italia facendosi portavoce di tutti i membri dell’Etno. Questo approccio oggi non va piu’ bene: ‘siamo di fronte a giganti, colossi mondiali come Google che stanno dedicando alla ricerca risorse gigantesche’.
Bernabe’ introduce cosi’ un nuovo punto di vista nel dibattito sugli investimenti per la Ngn (Next generation network): la pericolosa concorrenza dei grandi operatori internet americani.
‘Non possiamo pensare che gli operatori europei siano solo trasportatori di Bit, bisogna consentire un ritorno adeguato degli investimenti e la possibilita’ di far crescere la qualita’ dei servizi che possono dare. Si e’ determinato in questi anni un forte spostamento di valore dall’Europa agli Stati Uniti circa 17 miliardi di euro. Non vogliamo che questa spinta a investire senza appropriate regole finisca per favorire gli operatori internet Usa e tutti i costi ricadano sugli operatori europei’. E’ arrivato il momento di un New Deal che ‘richiede nuove soluzioni e nuovi accordi tra operatori, governi e rogolatori per unire gli incentivi agli investimenti con lo sviluppo della competitivita”.
Corrado Calabro’, presidente dell’Autorita’ per le tlc, in un certo senso e’ d’accordo. ‘Salvaguardare la competitivita’ e’ la nostra bussola’ e dice si’ a una ‘via europea’ ma le regole devono essere ‘dinamiche, ovvero non solo guardare a un cambiamento nel tempo ma anche assecondare l’evoluzione dei mercati e delle tecnologie’. ‘Si preparano tempi difficili’, dice Calabro’, partendo dall’analisi della crisi finanziaria in atto: ‘se vogliamo far ripartire l’economia con interventi strutturali’ e non solo con dei palliativi ‘bisogna pensare alle tlc che rappresentano la maggiore fonte di crescita nei paesi avanzati, piu’ di meta’ della crescita del Pil: e le prospettive di crescita sono legate agli investimenti in particolare nelle reti di nuova generazione’. Il mercato pero’ non ce la puo’ fare da solo e pur dicendo no al ritorno allo statalismo auspica un intervento non solo dello Stato ma anche delle amministrazioni locali negli investimenti infrastrutturali. Il Governo italiano ha gia’ risposto mettendo sul piatto 1 miliardo di euro anche se ‘formule, procedure e modalita” saranno stabilite a conclusione del lavoro che fara’ la task force guidata da Francesco Caio risponde dallo stesso palco a Venezia il sottosegretario allo sviluppo economico Paolo Romani sottolineando di ‘credere nel partnerariato pubblico-privato’.
(Ansa)