Il 22 settembre il Parlamento Europeo ha approvato, con 328 sì, 245 no e 81 astenuti, una risoluzione con cui invita la Commissione Europea a rivedere, in chiave restrittiva, la direttiva 48/2004 sul rispetto dei diritti di proprietà intellettuale.
L’intento dell’organo europeo è chiaro: “il Parlamento ritiene che vada creata la possibilità di procedere contro chi viola i diritti di proprietà intellettuale in un quadro giuridico europeo”. Si auspica, in definitiva, una linea dura contro i pirati informatici, ivi compresa la possibilità di sanzioni penali e senza distinguere tra coloro che caricano contenuti illegali in rete al fine di guadagnarci, e chi invece li scarica soltanto per uso personale. Possibilità invece esclusa della direttiva sopra citata, nelle cui premesse si legge che le misure volte alla protezione del diritto d’autore “siano applicate unicamente ad atti commessi su scala commerciale” intendendosi per tali “gli atti effettuati per ottenere vantaggi economici o commerciali diretti o indiretti, con l’esclusione di norma degli atti effettuati dai consumatori finali in buona fede”. La risoluzione, che segna un giro di vite per il popolo di internet e l’usi che si può fare dei contenuti ivi presenti, è stata elaborata da un membro dal partito politico presieduto dal premier francese Sarkosy, l’UMP, che già ha adottato la medesima linea anno – all’epoca paradossalmente censurata dello stesso Parlamento Europeo – in protezione dei diritti di proprietà intellettuale. Secondo i fautori di tale inasprimento la pericolosità della pirateria online risiederebbe anche a livello anche economico causando danni non solo agli artisti, ma anche alle industrie creative e ai dipendenti stessi. Coloro che hanno espresso voto negativo invece sostengono che potrebbe venir leso il diritto fondamentale all’informazione e all’accesso alla cultura. (M.C. per NL)