La tv tradizionale è minata dagli Over The Top anche sul fronte della raccolta adv. Per recuperare e ri-guadagnare l’audience perduta, il comparto televisivo deve affrontare il processo di digitalizzazione, consapevole del potere (a volte sottovalutato) che ancora esercita e sfruttando i mezzi a sua disposizione.
Urge intervento normativo per salvaguardare la democrazia digitale
Di fronte allo strapotere degli OTT i broadcaster tradizionali rischiano seriamente di collassare, se non si interverrà al più presto per introdurre correttivi urgenti che disciplinino il settore. Sono necessarie, dunque, una serie di norme che possano valere tanto per le tv locali, ma soprattutto per gli stessi big del web, che stanno minacciando la cd. democrazia digitale.
OTT a piede libero
Come sappiamo, fino ad ora, i giganti quali Netflix, Amazon Prime & Co hanno goduto di benefici, operando indisturbati, senza dover sottostare ad alcun sistema regolatore, che invece attanaglia l’emittenza tradizionale.
…anche grazie alla pandemia
Complice poi la pandemia la quale, come abbiamo visto, ha premiato i soliti protagonisti dominatori dell’intero comparto audiovisivo e cinematografico. In pochi mesi gli OTT hanno, infatti, incrementato notevolmente il numero di abbonati alle loro piattaforme streaming.
I nuovi modelli AVOD che mettono a repentaglio il futuro dei broadcaster tradizionali
E, come se non bastasse, stanno puntando molto sui modelli di business AVOD (advertising video on demand). L’ennesimo schiaffo in faccia agli operatori televisivi locali, i quali stanno attraversando un periodo non florido sul fronte della raccolta pubblicitaria.
La corsa agli studi cinematografici
A rincarare la dose, infine, va menzionata la corsa degli OTT agli studios cinematografici (dopo gli accordi Disney-Fox, Discovery-Warner Media e di Amazon che ha messo le mani su MGM).
Un fenomeno questo ancor meno incoraggiante poiché evidenzia come i vari player SVOD, fino ad oggi considerati mere piattaforme di distribuzione, si stanno rapidamente espandendo fino a divenire i produttori di ciò che veicolano.
La digitalizzazione e il profondo cambiamento della tv
Il quadro fin qui fotografato è stato elaborato da Andrea Imperiali, presidente di Auditel, nel corso della sua relazione annuale della società presentata in Senato due giorni fa (24/05/2021), di cui abbiamo già dato conto nelle nostre pagine.
L’intervento di Imperiali è stato determinante per segnare un confine che, in vista del cambiamento sotto il nome della digitalizzazione, dovrà essere travalicato dalla tv tradizionale.
I numeri chiari del processo di digitalizzazione
Il presidente di Auditel ha infatti dichiarato: “Il digitale ha rimesso la tv al centro della scena mediatica. E ha sancito, in maniera irreversibile, grazie anche al moltiplicarsi degli schermi, l’affermarsi della televisione fuori dal televisore. Lo dicono i numeri: nel corso del 2020 le visualizzazioni dei contenuti tv sui device digitali sono aumentate del +63%, il tempo speso del 136%, e anche la pubblicità, in totale controtendenza rispetto al perimetro tradizionale, è cresciuta del +53%”
Imperiali afferma: la tv ha finito per egemonizzare tanto il web, quanto l’industria cinematografica
Una tendenza, quella evidenziata da Imperiali, che mostra come “la tv ha finito per egemonizzare tanto il web, quanto l’industria cinematografica” e aggiunge “con buona pace di coloro che, agli albori di internet, troppo sbrigativamente, ne avevano decretato la fine”. (G.S. per NL)