TV. Vicenda DAZN, migliora la qualità del servizio e Agcom recepisce raccomandazioni che potrebbero minimizzare indennizzi

questione indennizzi

La fine del mese di giugno 2022 ha visto Agcom pubblicare due importanti delibere concernenti DAZN. La prima (232/22/CONS) si occupa della definizione dei parametri di qualità per regolare la questione indennizzi, questione di cui avevamo parlato  per l’ultima volta il 29 marzo. Nella seconda (250/22/CONS) si approvano gli impegni DAZN a fronte del procedimento sanzionatorio della Direzione tutela consumatori iniziato a febbraio 2022. In questo articolo approfondiamo il contenuto della prima, anticipando che in entrambi i casi non si tratta di punti fermi, ma piuttosto di decisioni e atti che vanno nella direzione della ricerca di un punto di equilibrio tra le esigenze delle varie parti in causa.

Riassunto puntate precedenti

Come detto, la prima delibera si occupa di qualità del servizio e risponde alla nota del 30 maggio 2022 di DAZN, che era a sua volta una risposta alla precedente delibera 17/22/CONS dell’Autorità. L’OTT aveva comunicato di aver già effettuato alcune migliorie sulla propria infrastruttura e le proprie metodologie di misurazione.

Gibberish

Ricordiamo innanzitutto le definizioni dei parametri di riferimento, indispensabili per comprendere il contenuto degli atti: ND, numero disconnessioni; MAP, malfunzionamento nell’accesso alla piattaforma, definito come numero di tentativi necessari per far partire la visione di un evento; MAE, malfunzionamento nell’accesso utente, definito come il numero dei casi in cui DAZN accetta correttamente login, password e comando play ma la visione non parte entro 60 secondi; TFT, Tempo di Freeze Totale, la somma della durata di tutti i blocchi (𝑇𝐹𝑇 = ∑𝑇𝐹, con i=1..NF dove NF è il numero delle volte che viene lanciata l’esclamazione “ancora?!” in corrispondenza di un improvviso congelamento nell’azione degli atleti). Rmin, risoluzione video minima offerta (540p, 720p ecc). Infine KPI, che compare nell’allegato alla delibera senza ulteriori spiegazioni, è un modo anglosassone di definire l’insieme dei parametri di qualità (Key Performance Indicator) ed è un concetto che si applica anche in campi differenti dallo streaming.

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MAP e MAE

DAZN ha innanzitutto accettato le definizioni di MAP e MAE proposte dall’Autorità e si dichiara in grado di misurarli, affermando inoltre di aver migliorato la “definizione minima” (effettivamente passando da 720p a 1080i, come vedremo), mentre ha proposto in alternativa al TFT il nuovo KPI CCIR.

CCIR

Definito come “Percentuale del rebuffering indotto dalla connessione rispetto al tempo di streaming trascorso” (Connection-induced rebuffering ratio), il CCIR non differisce di molto dal precedente indicatore, salvo escludere dal conteggio blocchi dovuti, ad esempio, all’utilizzo della funzione riavvolgi.

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Migliorie alla app

L’Autorità ha inoltre rilevato che  nella nuova versione della app, a seguito di un eventuale peggioramento della qualità dell’immagine per oltre 20 secondi, viene ora data all’utente la possibilità di visualizzare il “Player Estimated Throughput” che corrisponde  a una fotografia istantanea del bitrate come visto dal dispositivo.

Profilo

All’utente viene anche comunicato il “profilo” in uso, scelto ovviamente in corrispondenza del PET. In altre parole: se il bitrate è scarso viene utilizzata una risoluzione ridotta e viene contemporaneamente indicato il colpevole: la connessione dati dell’utente.

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Misurazione

Al fine di misurare l’effettivo bitrate disponibile viene raccomandato l’utilizzo dell’apposito servizio misurainternet.it creato dall’Autorità.  Non siamo stati in grado di verificare il funzionamento del sito in quanto attivo solo in Italia, ma notiamo con piacere che il messaggio di errore parla di… Speed Test.

Rmin e ABR

Ed eccoci a un punto nodale. Quale è la qualita’ video fornita all’utente? 540p, la vecchia risoluzione del PAL; 720p, quella delle tv HD Ready del 2006; oppure 1080i, l’alta definizione disponibile su Sky nello stesso anno? Ebbene, questa varia dinamicamente durante un evento, a differenza di quanto avviene via satellite dove si può (o forse poteva) esplicitamente scegliere tra SD, HD o 4k.

ABR

Il motivo è che DAZN utilizza lo standard ABR che “Opera rilevando le variazioni della larghezza di banda riscontrate dal dispositivo del cliente e aumenta o diminuisce dinamicamente il bitrate (intendono dire la qualità video) per adattarsi al meglio alla velocità della connessione”.

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Photo by Giu Vicente on Unsplash

Nativi digitali

Il concetto di ABR potrà forse impressionare i nativi digitali, ma non noi che ricordiamo Netscape, Real Audio/Video  e il Real Time Streaming Protocol del 1996. Agli albori dello streaming era infatti normale che una stazione radio di qualità apprezzabile suonasse improvvisamente come se ascoltata attraverso un telefono a disco combinatore per poi ritornare apparentemente senza motivo quasi HiFi.

TF

Anche allora, come oggi, il player utente misurava quanti bit riusciva a ricevere e selezionava il flusso migliore per garantire un contenuto…con zero TF.

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Esperienze non latenti

Abbiamo parlato di punto nodale: DAZN ha infatti raccomandato una serie di variazioni alla tabella “Condizioni minime di connessione (velocità di download) per un’esperienza di streaming stabile e non latente”.  Analizzandole, possiamo notare come nella proposta venga innalzata (anche del 60 %) la velocità di download richiesta alla rete dell’utente al fine di garantire un certo tipo di risoluzione. O almeno così pare.

Errore o scelta diabolica?

Notiamo che nella seconda colonna si parla di “Rmin non inferiore a“, che si rappresenta con il simbolo ≥, mentre nella prima compare il simbolo “<” che si legge “minore”.
Sara’ un errore o una scelta diabolica? Il fatto è che le due colonne non sono omogenee e sembrano fatte per confondere, ma in ogni caso parrebbe che per aver diritto a un rimborso in caso di servizio Full HD non stabile occorra dimostrare di avere una connessione di almeno 16 Mbps. Ovvero una velocità ampiamente sufficiente per un 4K UHD HDR Dolby Vision, per intenderci.

Approvata?

DAZN chiede ad Agcom di approvare la nuova tabella. Cosa risponde l’Autorità? Nella delibera non ci sembra scritto chiaramente, ma la riposta è comunque affermativa, come si rileva leggendo la versione aggiornata dell’allegato 1 che a pagina 15 recepisce i valori proposti.

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Scelta incomprensibile

Non capiamo il motivo di questa scelta, considerato che, ad esempio, il primo canale pubblico francese (France 2) viene emesso in streaming  HD (1440×1080) con soli 4.1 Mbps medi (e meno di 5 Mbps massimi).

Indennizzi

Ed eccoci agli indennizzi. Ricordiamo come alla delibera n. 17/22/CONS si stabiliva che l’utente è indennizzabile se documenta un ND > 3, “in un’ottica di tutela dell’utenza“. Ma DAZN fa osservare che questo parametro non è direttamente misurabile e occorra affidarsi alla buona fede degli utenti.

Utenti non onesti?

Non capiamo se nella stagione passata gli appassionati di calcio si siano rivelati poco fair, oppure se la DAZN  voglia solo proteggersi da potenziali “numerose e infruttuose liti con richieste di intervento dell’Autorità“: resta il fatto che Agcom ritiene di “accogliere la proposta di modifica del KPI TFT, sostituendolo con il parametro “CIRR”, stabilendo che la condizione di indennizzabilità per il cliente sia CIRR>5% in quanto equivalente a oltre 270 secondi su 90 minuti“.

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CIRR?

Ci rendiamo solo ora conto che la percentuale del rebuffering indotto dalla connessione rispetto al tempo di streaming trascorso era ovviamente abbreviata in CIRR e altro non sia che il CCIR di cui abbiamo parlato all’inizio dell’articolo: insomma, un semplice errore di battitura alla pagina 2 della delibera (giustificabile in questo mare di acronimi, ma che ci aveva portato fuori strada facendoci pensare a qualche norma del Comité Consultatif International des Radiocommunications).

Questione Indennizzi

Possiamo infine decifrare questa nuova condizione per l’ indennizzabilità: il cliente DAZN ha (per il momento) diritto a un rimborso se – tra le altre condizioni – viene rilevato un tempo di rebuffering (immagini bloccate) superiore al 5% del tempo della durata totale dell’evento. Ad esempio in un incontro di calcio della durata media di 95 minuti l’immagine deve essere rimasta bloccata per almeno 285 secondi, poco meno di 5 minuti. In cui, ne siamo certi, nessun giocatore inizierà mai un’azione decisiva. (M.H.B. per NL)

 

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