La vicenda della creatura televisiva dell’ex vicepresidente USA Al Gore, Current Tv, dopo sette anni di travagliata esistenza nella spietata arena dei network statunitensi, si avvia verso un epilogo per molti inaspettato e sicuramente inusuale.
L’emittente è stata infatti acquistata nientemeno che da Al Jazeera, il più noto network all-news del mondo arabo, di proprietà dell’emiro del Qatar, e si appresta a diventare la testa di ponte per lo sbarco in grande stile sul territorio americano. Per molti osservatori si tratta di una sorta di nemesi: l’alfiere dell’ambientalismo e della green economy che capitola nell’abbraccio mortale di un magnate del petrolio. Non così per Gore, che nell’occasione ha dichiarato che gli obiettivi di Current e quelli di Al Jazeera sono coincidenti: “dar voce a coloro che non sono ascoltati, dire la verità sul potere, fornire punti di vista indipendenti e diversi, e raccontare le storie che nessun altro racconta”. In realtà la retorica e il carisma ormai piuttosto appannato dell’ex vicepresidente non sembrano stavolta essere sufficienti a camuffare il fallimento della sua esperienza di televisione alternativa. Un’impresa la cui carica innovativa, agli esordi, aveva suscitato interesse e tentativi di imitazione anche al di qua dell’oceano. Current TV si dissolverà invece ben presto nel nuovo marchio di Al Jazeera America, il cui obiettivo dichiarato è quello di far concorrenza diretta ai grandi network dell’informazione: Fox, CNN, MSNBC. Attraverso cavo e satellite (mezzi distributivi principi nel mercato americano), il nuovo canale potrà raggiungere 40 milioni di case, ma l’avventura non sembra essere cominciata con i migliori auspici. Non appaiono in particolare superate le difficoltà di ordine geopolitico che hanno finora impedito al network arabo di farsi distribuire in modo stabile sul territorio statunitense. Al Jazeera, fin dai tempi dei proclami di Bin Laden che pure l’hanno resa famosa in tutto il mondo, continua ad essere apparentata, nella percezione del pubblico, con l’estremismo islamico e l’antiamericanismo. Da qui l’atteggiamento dei grandi carrier (qui li chiameremmo “operatori di rete”) USA, come Time Warner, Comcast, Dish Network e Direct TV che hanno, in modo più o meno indiretto, espresso perplessità sui nuovi padroni di Current. Si prospetta, se non la rescissione dei contratti (business is business), almeno una revisione degli stessi al rialzo. Il timore è che i telespettatori americani non gradiscano le news di provenienza araba, e che il network del Qatar non sia in grado di garantire un livello accettabile di ascolti e di conseguenti investimenti pubblicitari. In realtà, durante gli eventi della primavera araba, Al Jazeera ha già dimostrato di poter rappresentare una valida alternativa ai tradizionali canali informativi USA, e anche la sempre più numerosa comunità musulmana potrebbe rappresentare un buon bacino di utenza per i nuovi programmi. La pregiudiziale ideologica appare del resto abbastanza evidente se si considera che Current TV, nonostante la connotazione politica “di sinistra” (per i canoni americani) e gli ascolti non certo entusiasmanti, era riuscita comunque per anni a non farsi defenestrare dai carrier (anche se molti sostengono che ciò sia avvenuto esclusivamente grazie all’influenza e alla fama del suo fondatore). La diffidenza verso i nuovi proprietari è alimentata anche dall’aggressiva campagna di stampa che i media della galassia Murdoch (proprietario della concorrente Fox News) stanno conducendo sugli esiti dell’acquisizione. Sull’altro piatto della bilancia, comunque, pesano le immense disponibilità finanziarie dell’emiro. Risorse che sono in grado, almeno sul breve termine, di vincere le riluttanze di qualsiasi partner. In attesa degli esiti del temerario assalto al fortino dell’informazione televisiva USA. (E.D. per NL)