I due colossi statunitensi Comcast e Time Warner Cable (che vantano rispettivamente 22,4 mln e 10,8 ml di utenti) hanno rinunciato alla creazione di un unico operatore tv via cavo che avrebbe avuto un valore di 42,5 mld di dollari.
Questo matrimonio non s’ha da fare: queste sono le parole di manzoniana memoria che stanno circolando nei corridoi dei due giganti d’oltreoceano. Nessuna unione, nessun legame quindi: le autorità statunitensi non hanno infatti trovato alcun motivo di interesse pubblico nella fusione, che anzi è stata bloccata paventando la moltiplicazione dei rischi per la concorrenza. Le ripercussioni si sarebbero infatti fatte sentire non solo sulle tv via cavo (come Charter Communications e Cox), ma anche sul panorama satellitare – dove Direct Tv e Dish Network dominano la scena con 20,4 e 13,9 mln di spettatori paganti – e sui competitor via internet (At&T e Verizon). L’authority ha comunque reso noto che non intende mettere una definitiva pietra sopra alla questione, e tra due anni potrebbe esserci un nuovo incontro per esaminare il caso. “Oggi guardiamo avanti – ha dichiarato in una nota Brian Roberts, presidente e a.d. di Comcast –; naturalmente ci sarebbe piaciuto portare avanti i nostri prodotti in nuove città, ma avevamo strutturato l’operazione in modo tale che se il governo non fosse stato d’accordo, avremmo potuto andarcene”. Va sottolineato comunque che ad opporsi fortemente non sono state solo le autorità, ma anche i grandi nomi della tv americana, da Netflix a Discovery Communications, passando per Dish Networks, minacciati sia in termini di influenza sul mercato, sia in termini di ricavi, dal momento che il neonato operatore avrebbe potuto scommettere sulla riduzione del prezzo degli abbonamenti, grazie alle proprie dimensioni. E i grandi network statunitensi sentono sempre più la competizione e si sentono minacciati anche sul fronte dell’informazione: come riporta un articolo di ItaliaOggi di martedì 5 maggio infatti, è in continuo aumento il numero dei cittadini degli Stati Uniti che seguono il canale di notizie Euronews, che copre i principali avvenimenti del mondo, dando loro un taglio fortemente europeo. Lanciata il 1° gennaio 1993 come prima tv paneuropea d’informazione multilingue, Euronews ha sede a Lione e trasmette in quasi tutta Europa e complessivamente in 155 paesi in tutto il globo: non a caso il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) e la Banca Mondiale l’hanno scelta per la copertura complessiva dei loro recenti meeting a Washington. Il canale di notizie sta tenendo quindi testa egregiamente ai grandi network, come Bbc World News e Cnn International: i vertici di Euronews hanno fatto sapere che i telespettatori giornalieri ammontano a 3,4 mln, tanti quanti quelli di Bbc e Cnn insieme. Con particolare attenzione al continente africano poi, l’emittente diretta da Lucian Sârb ha deciso di dare il via anche al canale panafricano Africanews, in diretta concorrenza con la “pericolosa” Al Jazeera. Il direttore Sârb, al timone del network di notizie dal 2009, ha riassunto così il suo operato: “noi scommettiamo sui fatti, non sui commenti. E devono essere fatti, trattati in modo da interessare ogni paese. Guardiamo al mondo intero, e quindi nessuno di noi può avere un’ossessione editoriale per qualche argomento specifico. Al mio arrivo soltanto il 10% dei contenuti veniva prodotto da Euronews – ha proseguito Sârb -. Oggi il 75% dei nostri programmi è originale e si è invertito il senso: adesso sono i canali internazionali a richiedere i nostri prodotti”. (V.R. per NL)