Metà anni ’50: l’Italia esce dalla crisi del dopoguerra ed entra nel vivo di un pieno boom economico. Il paese muta la sua natura agricola per trasformarsi in una società industriale: le periferie si svuotano e migliaia di contadini si riversano nei cuori pulsanti delle città alla ricerca di un lavoro.
La modernità irrompe nelle vite degli italiani, scatenando un processo e un cambiamento senza ritorno: mutano le abitudini e lo stile di vita, tesi al progresso e all’innovazione. In questo clima di continue evoluzioni si inserisce la nascita della televisione italiana: era il lontano 3 gennaio 1954 quando le trasmissioni ufficiali della Rai comparvero per la prima volta sugli schermi. La tv degli esordi rappresentava una finestra sul mondo che permise di far conoscere cose mai viste prima, né tantomeno immaginate: per molti cittadini questa importante novità costituì un’uscita dall’isolamento, dal clima molto spesso chiuso e bigotto legato a tradizioni e retaggi medievaleggianti oltre che una possibilità di conoscere e apprendere la lingua italiana (per chi fino ad allora aveva parlato solo il dialetto della zona di origine). In quella data i televisori accesi furono solamente ottantamila, gli abbonati non superarono le ventimila unità considerando che il prezzo del mezzo sfiorava le dodici mensilità di un reddito medio annuo, essendo quindi a tutti gli effetti un bene di lusso. Pochi erano gli italiani che potevano permettersi l’acquisto di un apparecchio, tanto che i bar o le case dei vicini diventarono luoghi prediletti per le visioni di gruppo, soprattutto in occasione delle trasmissioni dei primi e subito popolarissimi telequiz italiani – i pionieri furono Mario Riva con Il Musichiere, e Mike Bongiorno con Lascia o raddoppia -. Le riunioni nei locali o nelle abitazioni sono ormai immagini in bianco e nero riaffioranti nei ricordi dei nostri nonni, che raccontano ancora con il sorriso le attese impazienti per vedere i programmi di punta. Ora la tv non è certo più la stessa: niente più palinsesti rigidi, niente più attese settimanali per rubriche e sceneggiati, niente più lezioni di italiano o programmi a scopo scolastico-educativo. In un mondo frenetico dove vige il principio del “tutto e subito”, gli utenti scelgono liberamente non solo i programmi che desiderano, ma addirittura quando e dove lo desiderano. Contenuti video disponibili attraverso pacchetti di abbonamento oppure acquistabili singolarmente, visibili non solo tramite smart tv, ma anche attraverso dispositivi mobili, quali cellulari, pc e tablet: è questa la nuova frontiera del mercato. Fire Tv e Prime Instant, Apple Tv, Chromecast, oltre a Infinity di Mediaset, Netflix, Chili Tv, Cubo Vision e Sky Online, sono le nuove proposte di cui in questi mesi sentiamo parlare sempre più di frequente. Le nuove forme di televisione spuntano come funghi sotto i nostri occhi, innescando una gara continua tra i colossi delle telecomunicazioni: lo spettatore si trasforma in un maestro d’orchestra che, telecomando alla mano, ha la possibilità di costruirsi, comodamente seduto sul divano di casa, un palinsesto personale, su misura e on demand, alternativo all’offerta dei canali tradizionali. E la libertà piace e attrae il pubblico. (V.R. per NL)