Lo sviluppo delle connessioni mobili è incessante e le telco hanno bisogno costantemente di nuove frequenze, anche di quelle che inizialmente si pensava non fossero ideali per la banda larga.
Sono ormai quindi in molti a pensare che in un futuro probabilmente nemmeno troppo lontano, tutto lo spettro radioelettrico o quasi sarà, a vario titolo, destinato alla contribuzione del web senza fili.
Negli USA, segnatamente nel piccolo (demograficamente parlando) Wyoming, il provider T-Mobile, assegnatario per 8 miliardi di dollari dei diritti d’uso assentiti dalla FCC solo due mesi fa, ha messo in funzione il primo impianto Nokia LTE a 600 MHz, a Cheyenne, annunciando di essere pronto a lanciare la prima rete complessa entro 6 mesi col target di servire “l’America rurale e altri territori in cui lo spettro è privo di trasmissioni”.
T-Mobile (la T sta per Telekom) è un operatore multinazionale di telefonia mobile. È costituita da un gruppo di società, tutte sussidiarie della Deutsche Telekom che fanno parte dell’alleanza FreeMove. Le varie società controllate gestiscono reti GSM in Europa e negli Stati Uniti. La T-Mobile ha partecipazioni finanziarie tra gli operatori mobili dell’Europa orientale. Globalmente T-Mobile ha 120 milioni di abbonati, essendo così il terzo per numero di abbonati, e la seconda più grande multinazionale dopo la britannica Vodafone. È presente in 10 paesi: Austria, Croazia, Repubblica Ceca, Germania, Ungheria, Paesi Bassi, Repubblica Slovacca, Gran Bretagna, Montenegro, Macedonia, Stati Uniti, Albania.
Ulteriori siti a 600 MHz saranno messi un funzione in Wyoming, nell’Oregon nord-occidentale, nel Texas occidentale, nel sud-ovest del Kansas, in Oklahoma, nel North Dakota occidentale, nel Maine, nel North Coast Carolina, nella Pennsylvania centrale, nella Virginia centrale e nel Washington orientale. Con queste implementazioni, le stime di T-Mobile prevedono un aumento della copertura totale LTE da 315 milioni di americani a 321 milioni entro la fine dell’anno.
L’assegnazione dei canali nella banda V UHF da 37 a 49 ha comportato lo spostamento delle tv locali a bassa potenza che occupavano questa porzione dello spettro elettromagnetico.
E’ altamente probabile che analoghe iniziative vengano valutate anche in altre aree dei paesi industrializzati che hanno grande fame di frequenze per lo sviluppo della banda larga mobile, come l’Europa, dove è già in corso un ampio dibattito sulle soluzioni che possono offrire un efficace sfruttamento della capacità trasmissiva sui residui canali disponibili per la radiodiffusione televisiva in tecnica digitale terrestre nell’interregno tra il T1 e il T2. (M.L. per NL)