Tv. Tempesta mediatica sulla RAI a seguito degli incidenti nello show di capodanno

Una bestemmia in diretta e il countdown di fine anno anticipato infiammano le polemiche contro la RAI; il Codacons denuncia la truffa agli utenti per aumentare l’audience. Alla fine, ci si domanda sempre se è in questo che si vuole investire il denaro dei contribuenti.

Una vera e propria bufera quella che si è scatenata sul groppone della RAI negli ultimi giorni a causa di quanto accaduto nel corso della trasmissione L’anno che verrà, incaricata di traghettare il pubblico nel 2016. Sono soprattutto due gli incidenti su cui calcano la mano le critiche: l’anticipo del countdown per la fine dell’anno di una quarantina di secondi e il contenuto di alcuni messaggi del pubblico mostrati in sovrimpressione durante lo show, particolarmente uno contenente una bestemmia. L’indignazione pubblica non si è fatta attendere, dai commenti ironici dei social alle aspre contestazioni de l’Osservatore Romano (il giornale del Vaticano) che parla di televisione “fuori controllo con l’alibi dello share”, passando per i commenti degli esponenti politici di diversi partiti. Non è un problema nuovo o, almeno, non lo è per chi nel tempo si è preoccupato di discutere la questione dei contenuti diffusi da quello che, ricordiamolo, è ancora un sevizio pubblico. L’emittente si è scusata per quanto accaduto, dichiarando che il messaggio incriminato “è sfuggito al filtro tra gli oltre 150 mila sms arrivati per celebrare l’arrivo del nuovo anno” controllo che era attribuito a terzi, nello specifico a Rai Com. Campo dall’Orto manifesta l’intenzione di riportare questo tipo di attività in sede RAI, ma intanto il danno d’immagine è fatto e non solo quello. Il Codacons, infatti, sembra aver preso gli incidenti estremamente sul serio dal momento che dovrebbe aver presentato (almeno stando a quanto dichiarato ieri via comunicato stampa sul proprio sito) “un esposto alla Corte dei Conti e alla Procura della Repubblica di Matera sul caso del Capodanno trasmesso in diretta da Raiuno”. L’intenzione, sarebbe quella di “sapere quanto ha speso l’azienda per questa trasmissione e se la Corte dei Conti ritenga o meno giusto e congruo lo sforzo economico della rete a fronte di quanto accaduto durante la diretta” tenendo conto della natura di servizio pubblico della RAI, in virtù della quale essa riceve un canone annuale dai contribuenti. Per quello che invece riguarda la Procura di Matera (città nella quale si è svolto l’evento) l’interesse dell’associazione sarebbe di “verificare se il countdown anticipato possa configurare ipotesi penalmente rilevanti” soprattutto nel caso in cui questo “sia stato artatamente anticipato ai fini dell’audience”. Nel frattempo (come segnala sempre il Codacons), l’emittente pubblica presenta ricorso al TAR del Lazio contro la multa ricevuta dall’Autorità per le Comunicazioni sulla questione della bestemmia pronunciata in diretta da Tiberio Timperi nell’ottobre del 2014. Nel ricorso, la RAI sostiene che si tratterebbe di un caso fortuito, che non implica nessuna responsabilità da parte dell’emittente. E per sostenere le proprie ragioni, l’operatore pare si sia rivolto ad un avvocato privato piuttosto che al proprio ufficio legale. E il discorso, qui, arriva al suo cuore che è sempre la solita questione relativa alla RAI. Al netto delle polemiche, quello che resta è sempre la stessa osservazione: stiamo parlando di un servizio pubblico. Forse siamo disposti a perdonare a Mediaset e in generale alle reti private fattacci come un cantante ubriaco in diretta, ma non alla RAI. Non all’emittente che incassa i soldi del canone provenienti dalle tasche dei contribuenti. Denaro che, magari, poteva essere speso per evitare di affidare un certo tipo di controlli a terzi. O che si poteva evitare di spendere per ricorrere a legali privati. L’argomento è stato discusso più volte, generando ormai una certa antipatia, ma alla fine ci ritroviamo ancora a chiederci se, dietro all’evasione dell’imposta sugli apparecchi televisivi, non ci sia un problema di effettiva pubblica utilità del contenuto offerto. Se, effettivamente, i sopracitati contribuenti non siano più disposti a finanziare un servizio caotico, disorganizzato e a tratti quantomeno risibile. (E.V. per NL)

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