L’incredibile vicenda della tv Svizzera in Italia si completa con un nuovo (penoso) tassello. Il nostro atteggiamento verso le istituzioni delle tlc e le emittenti elvetiche crediamo sia sempre stato obiettivo.
Abbiamo (forse tra i pochi) riconosciuto le grandi e gravi responsabilità italiane nelle storiche produzioni interferenziali colpose nel loro territorio, in conseguenza della mancata approvazione ed applicazione del pure previsto (ex lege) Piano di assegnazione delle frequenze e quindi abbiamo compreso le reiterate lagnanze dell’Ufcom (il loro equivalente del nostro MinCom). Abbiamo contestato la ritorsione (ora in diritto internazionale si chiama – in maniera politicamente più corretta, ma la sostanza è la stessa – "contromisura") di Castel San Pietro (la postazione creata ad hoc per "sensibilizzare" le istituzioni e gli operatori italiani al problema dell’invadenza dei segnali fuori confine oltre il debordo naturale), ma, seppur entro certi limiti, l’abbiamo giustificata con il travalicamento dei normali limiti di umana tolleranza davanti all’inerzia del nostro governo. Abbiamo ammesso la non opportunità di postazioni radioelettriche poste sui confini (italiani) tese a garantire l’approvvigionamento di risorse commerciali (spot) in territorio altrui (il loro), creando così le premesse di una concorrenza per qualche verso poco leale (anche se le "riserve territoriali" sono ormai vanificate dal mercato globale e l’inserzionista non può certamente essere vincolato alla scelta del medium) verso emittenti ivi insediate. Abbiamo supportato la campagna del sito Daxmedia mirata a scongiurare la scomparsa delle trasmissioni della tv Svizzera italiana a far tempo dal luglio scorso, in vista dello spegnimento dei trasmettitori analogici rivolti al nostro territorio (nord Italia, canale 36 UHF). A riguardo, abbiamo registrato le favorevoli prese di posizione anche di alcuni esponenti politici elvetici, oltre ovviamente, a quelle di un grandissimo numero di telespettatori, privati di un veicolo informativo, culturale e socioeconomico divenuto tradizionale soprattutto per la popolazione di Lombardia e Piemonte. Nulla di ciò è, tuttavia, servito per evitare l’off delle trasmissioni svizzere in Italia. Pazienza; ci siamo consolati sulla scorta della notizia che alcune emittenti locali lombarde si preparavano ad ospitare nei propri mux le trasmissioni elvetiche “sottratte” alla visione italiana (sono una ristrettissima minoranza gli utenti che riescono a ricevere da Milano i segnali digitali svizzeri provenienti dalle alture del loro territorio). Abbiamo pensato: cosa potevano aspirare di più quelli della RTSI? Dove trovi soggetti disposti a ripetere integralmente (gratuitamente) le tue trasmissioni senza vincoli pubblicitari (inserimento spot) o contropartite di sorta? Pareva che questa soluzione fosse l’ideale per salvare capra e cavoli e che fosse un regalone per i (già) ricchi confinanti. E invece no. Con un’arrogante e immotivata (almeno ai nostri occhi) missiva la RTSI ha diffidato le tv locali italiane dal mettere in atto l’intento di ripetere i propri programmi in Italia, seppur con la garanzia di un relay integrale e privo di inserimenti commerciali. Un bell’esempio di interesse e di riconoscenza per un pubblico che ha sempre manifestato affetto e passione (visti i risultati del sondaggio di Daxmedia) per l’organismo televisivo svizzero. Complimenti davvero e ad majora , signori svizzeri! (M.L. per NL)