Tv su internet. Una proposta per gli e-ditori: tariffari per la veicolazione di servizi e contenuti delle web tv

Editori o e-ditori? Il fatto che siano su internet non significa che siano meno competenti degli altri. Così scelgo il primo dei due vocaboli, nel chiaro intento di considerare equiparabile la professionalità degli editori televisivi tradizionali (quelli dell’era analogica, ora sul vettore digitale) a quella degli editori di web tv.

La ragione di questa scelta è meno evidente di quanto possa sembrare. Purtroppo oggi, nel mercato televisivo italiano, capita sempre più spesso che le tv tradizionali peschino da internet contenuti confezionati professionalmente da centinaia di web tv, citandone la fonte, ma dando per scontato che la replica di quel contenuto potrà avvenire in forma completamente gratuita. Forse si tratta (almeno in parte) di un ribaltamento di sorti per quanto accade ancora su YouTube, dove i programmi degli operatori nazionali e locali sono riprodotti liberamente, eludendo i cosiddetti controlli sul copyright. In questo caso, però, la colpa non è certo del popolo di internet e, comunque sia, chi ha voluto (leggi “potuto”) risolvere la questione l’ha fatto. Un caso, per esempio, è quello di VideoMediaset.it, la tv del giorno dopo del Gruppo del Biscione: i contenuti video sono fruibili il giorno successivo alla messa in onda (con tanto di pre-roll pubblicitario di almeno 40 secondi) e sul portale di Google non ne rimane traccia. E se dovesse capitare il contrario, cosa succede? Apparentemente niente. Chiunque pare libero di pescare dal grande contenitore di internet, senza preoccuparsi di quale sia il valore (economico) del prodotto che deciderà di veicolare.antenne%20pannelli%20tv%20Oropa%20Biella - Tv su internet. Una proposta per gli e-ditori: tariffari per la veicolazione di servizi e contenuti delle web tv Non a caso, a distanza di circa due mesi dalla pubblicazione della prima intervista per micro web tv redatta da questo periodico (a questa pagina lo Speciale NL di riferimento) e a seguito di numerose conversazioni telefoniche con i diretti interessati, abbiamo ricevuto segnalazioni e commenti, da direttori o collaboratori di alcune web tv, secondo cui sarebbero molte le emittenti tv locali e nazionali, sia sul vettore digitale, sia su quello satellitare, che utilizzano servizi o contenuti delle Micro Web Tv (quelle con la maiuscola, ovvero censite dall’osservatorio Altra Tv) citandone regolarmente la fonte e chiedendone preventivo consenso, ma senza preoccuparsi di quale possa essere l’eventuale valore economico della prestazione. I componenti delle web tv con cui è stato possibile confrontarsi sull’argomento – è importante sottolinearlo – non lamentano ovviamente la ritrasmissione dei propri contenuti sui canali delle emittenti tradizionali (esperienza che in taluni casi, ne aumenta la visibilità o popolarità), ma si chiedono per quanto possa proseguire lo scenario in cui nessuno di loro potrà guadagnare nulla dalla raccolta d’informazione e dal confezionamento di servizi locali di interesse pubblico. Anche perché sempre più spesso si tratta di professionisti attentissimi alle realtà iperlocali che conducono inchieste o trasmissioni che raccolgono grande favore tra gli utenti. Utenti che per capacità informatiche e curiosità sono sempre più simili a quelli tipicamente televisivi. Qualunque sia il caso, le emittenti del DTT o satellitari pare che non intendano, salvo rarissimi casi, sborsare nemmeno un centesimo per le produzioni native del web. Nemmeno le emittenti più radicali e moderne che della produzione self-made o degli user-generated-content hanno tentato di fare il loro credo (la Current Tv di Al Gore, per esempio). Tutto ciò deriva da una “mentalità ancora analogica” che stritola l’innovazione e non consente di guardare oltre il proprio microscopico palinsesto, oltre alla propria rete di diffusione. Questo atteggiamento non consente agli editori tradizionali di comprendere quanto possa essere importante stabilire accordi o collaborazioni con chi nel web è protagonista della nuova avventura televisiva. Del resto, le Micro Web Tv che con F.E.M.I. (Federazione Micro Web Tv Italiane) hanno trovato un sistema per fare gruppo in un mercato molto complesso, spiegano al decimo punto del loro credo quale sia uno dei loro obiettivi. Cito testualmente dal sito www.femitv.tv: “Le micro web tv si impegnano a sollecitare i legislatori affinché venga riconosciuto il ruolo sociale, culturale, di informazione e di comunicazione che svolgono sul territorio e per ricevere sostegni ed agevolazioni come tutti gli altri mezzi d’informazione”. Insomma, competenza e professionalità non sono unicamente prerogative dell’editore televisivo tradizionale. E ci dovrà pur essere una soluzione economicamente rilevante per tutte quelle web tv che rivestono il proprio ruolo di “cittadinanza attiva”, informando il proprio pubblico e offrendo spazio e voce a chi non riesce ad averne. Allora perché non stilare un tariffario dei servizi e contenuti prodotti dalle web tv? Un vero e proprio listino prezzi che possa attribuire un valore di mercato al prodotto confezionato online, senza incappare nella delusione degli operatori web di vederlo replicato in tv a costo zero. Uno strumento adatto a valorizzare il materiale prodotto da questi nuovi editori e l’impegno di giornalisti, reporter e cameraman che di questa passione cercano di fare sapientemente il proprio lavoro. Web%20Tv%20Piero%20da%20Saronno - Tv su internet. Una proposta per gli e-ditori: tariffari per la veicolazione di servizi e contenuti delle web tvSenza contare che, tra pochi mesi, come accennava il giornalista Francesco Siliato in un recente contributo per il Sole 24 Ore, Auditel metterà a disposizione degli editori televisivi non solo un metro di misura per il consumo di tv in differita (on demand), ma anche un software per misurare il consumo di tv attraverso internet, il cui computo oggi sfugge agli attuali metodi di raccolta dati della società Nielsen. Il mercato della raccolta pubblicitaria è destinato ad allargarsi in maniera esponenziale sul web (l’andamento del 2010 sui diversi medium è la prima conferma di questo trend): questo significa che stringere un accordo per la veicolazione di contenuti freschi con una web tv potrebbe presto divenire qualcosa di molto competitivo. E per effetto della loro già nota diffusione e popolarità in internet, la raccolta dei dati Auditel afferente il consumo di tv online in differita potrebbe diventare rilevante per chi investe in pubblicità. Ora, se qualcuno tra i lettori dovesse pensare che il paradigma sin qui descritto fosse prematuro, provi a sbirciare tra le centinaia di web tv italiane che trasmettono contenuti aggiornati con frequente periodicità. Molti troveranno materiale inedito e indubbiamente più interessante e curioso di quanto trasmesso in tv. Contenuti che se attentamente ordinati in un palinsesto potrebbero dare vita nuova a decine di tv locali prive di originalità, di contenuti di qualità, di idee. Provare per credere. (M.M. per NL)

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