Nell’articolo del 2 giugno 2021 abbiamo visto come il possibile spegnimento dell’FM potrebbe portare a vantaggi in termini di minori emissioni di CO₂ nell’atmosfera dovute ai ridotti consumi energetici. Lo studio citato – ad opera della BBC – dimostrava come la soluzione DAB+IP fosse il metodo più efficiente di distribuire programmi radiofonici.
E la TV?
Gli stessi ricercatori hanno pubblicato un white paper che applica le stesse metodologie di ricerca al mezzo televisivo. Nel documento, la BBC arriva ad alcune importanti conclusioni. Che però non convincono completamente, come vedremo a chiusura dell’articolo. Vediamo però cosa hanno scoperto i tecnici del player UK.
La ricerca
I dati sono relativi al Regno Unito, stagione 2019/2020. Il consumo a livello nazionale per la produzione, la distribuzione e la fruizione dei programmi televisivi attraverso tutti i canali disponibili è stato di 1789 GWh, circa lo 0,6% di tutti i consumi elettrici della nazione. A titolo di paragone ricordiamo che per la radio il dato equivalente era di 325 GWh, circa lo 0,1% dei consumi.
CO₂, emissioni equivalenti
Il dato corrispondente a 1789 GWh in termini emissioni è di 0,55 MtCO2e. Riportiamo qui di seguito la definizione di questa unità di misura:
CO₂ equivalente (CO₂e) è un dato che esprime l’impatto sul riscaldamento globale di una certa quantità di gas serra rispetto alla stessa quantità di anidride carbonica (CO₂).
CO₂ e Big Mac
L’indice serve dunque per poter paragonare tra loro differenti tipi di emissioni, utilizzando il CO₂ come base comune.
Lo stesso principio che si adotta per calcolare il potere di acquisto delle monete di nazioni differenti confrontando il costo di un Big Mac di McDonalds (Big Mac Index). Nel 2021 il Big Mac index è di 5,6 dollari per gli Stati Uniti e di 5,16 dollari per l’Area Euro, giusto per curiosità.
550.000 tonnellate di CO₂ equivalenti
Tornando al CO₂ il dato del Regno Unito è fornito con un “M” prima della t di tonnellate, dunque si parla di Milioni (). Facciamo il calcolo: * 0,55 = 550.000 tonnellate di CO₂ equivalenti emessi in un anno: lo 0,1 % del totale delle emissioni della nazione a fronte dello 0,6% dei consumi.
Consumi per categoria
Analizzando i vari canali di distribuzione, il peggior dato è quello relativo al satellite, con oltre 700 GWh consumati in un anno. Seguono il digitale terrestre (circa 334GWh), la IP Tv (304 GWh), mentre il metodo meno energivoro è quello delle app. iPlayer consuma infatti solo 141 GWh ed è l’unico, insieme a cable assente in Italia, dove la componente distribuzione (dunque un costo per chi trasmette e non per chi riceve) è percentualmente significativo.
Pesiamo i dati
Come nel caso della radio, occorre pesare i consumi in funzione della fruizione effettiva, utilizzando il concetto di device-hour. La distribuzione via IP è la più efficiente, ma se tutti usassero ad esempio il DTT allora diventerebbe la meno efficiente.
In ogni caso in UK la ricezione via antenna (terrestrial) è probabilmente ancora la più diffusa, col risultato di consumare solo 56 Wh/device-hour (Watt-ora per ora) corrispondenti a 17gCO2e/device-hour.
17 grammi di CO₂ equivalenti per ora
Questa volta abbiamo il prefisso “g” che in questo caso significa grammi. Dunque ogni ora che passiamo davanti alla tv via DTT immettiamo nell’atmosfera 17 grammi equivalenti di CO2, tenendo anche conto del consumo dei trasmettitori, degli studi e dell’encoding.
Soli o in compagnia?
La tv può essere fruita su differenti tipologie di schermi, in modalità famiglia couch potato o individuale, con grandi differenze di consumi.
Tutti davanti al grande schermo
Nel grafico osserviamo come il sistema meno efficiente per assistere ai programmi via streaming (iPlayer) sia attraverso il PC fisso, con la classica tv (ormai un grande pannello piatto) buona seconda. Con 25 Wh/device-hour tablet e telefono sono i metodi più efficienti, senza dubbio grazie agli incredibili sforzi di ottimizzazione dell’utilizzo delle batterie degli ultimi anni.
Alcuni dubbi
Come detto in apertura, nutriamo alcuni dubbi su alcune delle conclusioni di questa ricerca. Innanzitutto, lato emissione il satellite usa di fatto energia verde (i pannelli solari che lo alimentano) ed inoltre il suo segnale può essere ricevuto in un ampio footprint col risultato di avere un rapporto area-di-servizio/potenza emessa incredibilmente efficiente.
Inoltre paragonare il consumo di un pannello da 55 pollici a quello di un tablet pare essere una forzatura, essendo oggetti di natura molto diversa e intrinsecamente nati per un consumo di gruppo (il pannello) piuttosto che individuale (il tablet).
Conclusioni
Per il momento la TV tradizionale, con il paradigma “famiglia riunita, tutti guardano lo stesso contenuto” è la vincitrice, ma per un margine irrisorio.
A lungo termine ci sembra si possa concludere che la forma più efficiente di fruizione della TV nell’era dell’IP sarà attraverso il tablet personale. Anche perché le giovani generazioni tendono a fruire televisione, social media e internet in modo indifferenziato sullo stesso schermo, quasi dimenticando l’esistenza stessa della TV come tutti la conosciamo.
Impatto
Consumando solo 25 Wh/device-hour una famiglia di 3 persone, ciascuna intenta a seguire un contenuto video sul proprio tablet, consumerebbe infatti solo 75 Wh/device-hour, contro circa 95 Wh/device-hour se fossero tutti riuniti sul divano ad osservare lo stesso contenuto. Anche se in questo modo perderebbero l’impatto emotivo delle meravigliose immagini in HDR 4K proposte dalle piattaforme OTT. (M.H.B. per NL)