Su questa testata abbiamo spesso affrontato la tematica del rapporto tra media tradizionali e social networks, soffermandoci recentemente sulle potenzialità sterminate della c.d. socialradio.
Ma il web è un terreno fertile anche per la televisione: secondo il Social Content Ratings di Nielsen, nella prima metà del 2017, ogni mese ben 5,4 milioni di utenti di Facebook e Twitter hanno commentato le trasmissioni televisive pubblicando contenuti originali o condividendone altri esistenti tramite i due social più diffusi in Italia, per un volume totale di 124 milioni di messaggi nel semestre.
I più commentati sono gli eventi sportivi in diretta (il 40% dei post e dei tweet li riguarda), seguiti da programmi di intrattenimento (34%) come talent e reality show (13%), talk show e approfondimento politico (6%), serie TV e fiction (3%).
La platea di spettatori-commentatori ovviamente varia a seconda del programma televisivo, ma data la preponderanza dell’attività social in corrispondenza degli eventi sportivi, l’utenza è in maggioranza maschile (51% degli utenti attivi) e compresa nella fascia di età 25-34 anni (25% delgi utenti attivi).
L’“effetto social” espande la trasmissione televisiva oltre i suoi limiti di tempo e audience: l’attività sui social network, infatti, ha un picco durante la diretta o messa in onda, ma è significativa (41%) anche nei giorni precedenti e successivi. Ecco che Internet, da temuto concorrente, diventa un alleato formidabile per i media tradizionali che possono prolungare il proprio messaggio e raggiungere nicchie di spettatori prima inarrivabili, potenzialità assolutamente interessante sia per gli editori, sia per i pubblicitari. Del resto è ormai da tempo che i presentatori del piccolo schermo lanciano hashtag (le etichette che gli utenti dei social inseriscono nei commenti relativi ad un argomento e che funzionano da aggregatori) e sponsorizzano in tv la pagina Facebook del proprio programma: l’importanza della socialtv è già stata colta da chi fa le trasmissioni, ma deve permeare a livello di sistema, diventare un modello nuovo ed evoluto di tv.
Esattamente come per la radio, il social web è tutt’altro che la morte della televisione, piuttosto ne è la versione aumentata e può essere un’occasione di business importante, a patto che la tv sappia trasformarsi in socialtv adattandosi alle – relativamente – nuove regole di comunicazione che, nel caso della regina dei mass media, significa abbandonare l’idea che il messaggio abbia una direzione unica (medium-spettatore) e fare i conti con la presenza del prosumer, l’utente che fruisce i contenuti ma li riutilizza, li fa propri modificandoli o ne crea di nuovi. (V.D. per NL)