Tv a pagamento. Sky ipoteca anche il calcio: la pay-tv asso pigliatutto?

Sky, pay-tv

La pay-tv è sempre al centro delle questioni televisive italiane. Risale a circa una settimana fa l’ennesimo colpo di scena nella saga dei diritti Tv del calcio, una questione che in Italia decide un po’ tutto già da anni, sia nel campo calcistico e sportivo che in quello televisivo. Che cosa è successo, dunque, a sorpresa, lunedì 16 aprile?
Il Tribunale di Milano, a seguito di un ricorso d’urgenza ex art.700, presentato, senza annunci, dalla pay-tv Sky solo il venerdì precedente, ha sospeso fino al 4 maggio (quando ci sarà l’udienza di comparizione delle parti) la procedura per l’assegnazione dei diritti Tv del calcio di serie A faticosamente avviata da qualche giorno dalla società spagnola Mediapro.

In questo modo Sky ha scelto, conseguendo un primo importante successo, la linea più dura sulla questione, ostacolando con decisione l’iniziativa del gruppo iberico e preannunciando, invece dell’attesa offerta per i diritti satellitari sulla base del bando emanato dalla stessa Mediapro, una strategia di tipo diverso, probabilmente complessiva, probabilmente rivolta alla Lega Calcio di A, potenzialmente in grado di segnare una svolta definitiva in una vicenda che si trascina da quasi un anno senza una soluzione e che è anche urgentissima, visto che mancano meno di quattro mesi al nuovo campionato.
Tutto questo naturalmente se, anche in seconda battuta, il Tribunale di Milano darà ragione a Sky e non a Mediapro.

In realtà riferire bene di questa saga dei diritti comporterebbe forse, ormai, la stesura di un volumetto, tanti sono i capitoli della vicenda. Limitiamoci allora solo agli ultimi colpi di scena.
Dopo che anche il secondo bando della Lega non aveva ottenuto il consenso richiesto (ovvero offerte adeguate dal punto di vista finanziario), la Lega e l’advisor Infront si erano orientati su Mediapro quale ulteriore ‘intermediario’, almeno sulla carta. Mediapro, che nel frattempo ha cercato di mettere solide radici anche in Italia (anche mediante l’acquisto della società di produzione sportiva Euroscena da Luigi Sciò), ha offerto alla Lega il minimo richiesto (poco più di un miliardo a stagione) e si è messa all’opera per recuperare la somma, offrendo i diritti per una quantità di mezzi e andando, almeno nelle intenzioni, ben oltre la Tv satellitare (Sky) e quella a pagamento terrestre (Mediaset Premium), che finora erano stati i mezzi e gli interlocutori quasi esclusivi.

In realtà però sulle intenzioni di Mediapro c’è stato, fin dall’inizio, un dubbio pesante: la società spagnola agiva davvero solo da intermediario indipendente, come garantivano la Lega e Infront, o mirava a qualcosa di molto più sostanziale, ovvero a porre le basi per realizzare direttamente quel canale Tv della serie A (e della Lega) che è nelle corde della società iberica anche in altri Paesi? La creazione di un canale, o meglio di una piattaforma televisiva che garantisca in proprio le migliori riprese degli eventi e le rivenda poi a tutti gli interessati, è una tendenza chiara nel mondo sportivo che conta (qualcosa del genere sta per fare anche Liberty Media con la Formula 1), ma il problema è che la Lega aveva assicurato che il progetto del canale non era sul tappeto e Mediapro era stata invitata con forza dall’Antitrust (con una sentenza attesa delle scorse settimane) a limitarsi a fare l’intermediario.

Il bando però sembra, per certi versi, andare in un altro senso rispetto alle rassicurazioni ufficiali: Mediapro prevede di intervenire nelle produzioni Tv anche a livello pubblicitario e soprattutto offre per tutte le partite (spalmate in modo tale da comporre quasi un ‘palinsesto’) una produzione complessiva di 270 minuti, limitando di fatto il ruolo dei mezzi a quello del solo acquisto di un “prodotto pre-confezionato”.
Su questi particolari tutt’altro che secondari del bando (e su altri) ha fatto leva il ricorso d’urgenza di Sky, ottenendo la sospensione del bando fino al 4 maggio. Un rinvio pesante, non solo perché manda in panne un meccanismo di assegnazione dei diritti già in fortissimo ritardo ma anche perché potrebbe mandare in tilt la stessa Mediapro, che entro il 28 aprile deve presentare alla Lega la fideiussione bancaria in grado di garantire il miliardo (e passa) offerto alla Lega.

Senza che si possa procedere con le assegnazioni ai broadcaster e ai mezzi, il compito della società spagnola si fa arduo e le società di calcio (ricordiamo che la Lega è stata anche commissariata solo poche settimane fa) sono non solo ‘molto preoccupate’ ma anche piuttosto divise sulle scelte da fare adesso.
In questa sorta di commedia degli equivoci ha pertanto, almeno per ora, avuto successo la strategia di Sky per la pay-tv, che ha più volte cercato di far capire alla Lega di essere il vero interlocutore affidabile su cui fare affidamento, ben al di là del solo satellite, e anche nei giorni scorsi si è rivolta in questo senso alle terrorizzate squadre di serie A.

Riepilogando le mosse degli ultimi mesi di Sky Italia, si resta in effetti un po’ impressionati dalle tappe di una strategia che ha conseguito un successo dietro l’altro: l’accordo con la Rai sulla Champions, l’intesa con la pay-tv Netflix, quella con Open Fiber, ma soprattutto l’accordo-quadro di Pasqua con Mediaset, che, al di là di tutti gli altri aspetti, nell’ambito del calcio presuppone il controllo delle mosse sui diritti di Premium, già molto fredda di suo sul tema.
Verrebbe da dire che siamo a un passo dallo scacco matto, che Sky conseguirebbe se la partita dei diritti calcistici si concludesse, davvero in extremis a questo punto, con un esito che mettesse la pay-tv al centro di tutte le operazioni.
Entro pochi giorni, fra un ponte e l’altro, fra un’elezione e un’ennesima consultazione al Quirinale, si capirà quale piega prenderanno gli eventi. (M.R. per NL)

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