Qualcuno ci aveva già fatto la bocca, aveva sogghignato, pregustato lo strappo, preparato titoloni sui giornali e speciali tv. No, Marco Travaglio non andrà via da Annozero, nonostante nei giorni scorsi fosse entrato nell’occhio del ciclone, rompendo e sdoganando la sua immagine di asceta alla ricerca della Verità.
No, non se ne andrà, dice, nonostante le notizie apparse sui giornali e lo scambio epistolare tra i due, sulle pagine del Fatto Quotidiano, avessero fatto pensare alla rottura. Come ormai sanno anche le pietre, giovedì scorso l’opinionista di punta di Annozero si era lasciato andare, rispondendo alle provocazioni di Porro e Belpietro, che lo avevano accusato di predicar bene e razzolar male, di denunciare le compagnie “pericolose” degli altri e di intrattenere relazioni con personaggi dalla dubbia reputazione. Travaglio, “stanco e nervoso, per ragioni personali”, dice, aveva ribattuto, era caduto nel tranello, si era allineato a quel tipo d’informazione e di televisione che avversa: quella della provocazione e dei litigi. Ovviamente l’accaduto aveva dato coraggio a quei giornalisti del fronte opposto, a quelli di Libero, anzitutto, e del Giornale, che avevano colto la palla al balzo per sottolineare come al giornalista fossero saltati i nervi, dopo essere riuscito a mantenere un’invidiabile aplomb nonostante anni d’insulti, denunce e calunnie. Nei giorni successivi, poi, lo scambio epistolare con Santoro aveva contribuito a gettare benzina sul fuoco. Travaglio chiedeva al suo conduttore una forma di protezione contro le ingiurie subite e contro coloro che invece di parlare dell’argomento della puntata, approfittavano della “liberalità” di Santoro per cambiare discorso e screditare l’accusatore. Santoro, sempre rispondendo dalle pagine del Fatto aveva stigmatizzato l’accaduto, parlando del possibile addio del suo giornalista di punta come di una decisione che gli avrebbe provocato “una grande amarezza”, pur non essendo una “catastrofe irreparabile”. E giù tutti, dai soliti noti a Dagospia, a puntare l’indice: anche Santoro ha scaricato Travaglio, ormai etichettato come un lebbroso del piccolo schermo. Invece nessuno ha scaricato nessuno, almeno per ora, ed infatti ieri Travaglio era lì al suo posto, ligio, senza fare una piega e continuando con i suoi monologhi-atti d’accusa. Semmai l’accaduto potrebbe dimostrare che, al contrario di altri gruppi, il fronte anti-premier non è così unito e coeso. E nemmeno così corporativo. Marco Travaglio, comunque, non se n’è andato, “per non darla vinta a questi personaggi e al loro padrone”. Ha invocato, anzi, un sistema sanzionatorio per coloro che divagano rispetto agli argomenti della trasmissione. Sanzioni che, con ogni probabilità, colpirebbero spesso anche lui e lo costringerebbero a gridare al golpe mediatico nuovamente. Su questo argomento, il giornalista ha trovato d’accordo anche Santoro, che da tempo invoca un regolamento preciso ed uguale per tutti (da lui a Vespa, fino a Floris), che regoli la presenza dei politici in trasmissione, ed impedisca che si invochi alla censura ogniqualvolta i dinieghi di politici e protagonisti dell’attualità a partecipare alle trasmissioni (quella di Santoro, in particolare) facciano invocare alla censura e alla mancanza di contraddittorio. Insomma, il sodalizio di Annozero non s’è rotto, almeno per ora. E se ne sono rammaricati in tanti, probabilmente. Certo, il mito del Travaglio inattaccabile e imperturbabile ha iniziato a scricchiolare, ma giovedì sera ha ripreso il suo posto, è ripartito coi suoi monologhi accusatori e, chiaramente, con le sue vittime. Questa volta ha iniziato in maniera un po’ più soft, col caso Morgan-Sanremo, e l’ipocrisia di certi politici che lo hanno attaccato pur trovandosi nella sua stessa situazione. Non è mancato, poi, l’accenno a Berlusconi e ai suoi duetti – visto che s’era in tema musicale – col menestrello Apicella, che tanto cozzano coi suoi silenzi in Tribunale. E poi la prescrizione del premier nel processo Mills (anche se per il Tg1 si tratta di “assoluzione”), l’attacco a Bersani, Casini, ed ora anche Di Pietro, che al grido di “basta ladri” candidano o avvallano candidature di personaggi indagati o condannati. Ed, infine, la stoccata a Brunetta, il moralizzatore che ha annunciato una proposta di legge contro la corruzione; per cui, secondo Travaglio, potrebbe chiedere lumi al suo consulente Gianni De Michelis, ex socialista condannato per corruzione. Beh, crisi familiari a parte pare che l’opinionista di Annozero non si sia lasciato distrarre dalle voci di un possibile addio. E, dopo la performance di giovedì scorso, sia tornato al suo ruolo con la solita esuberanza. (Giuseppe Colucci per NL)