Tv, scomparso in punta di piedi Rosario Pacini, pioniere delle radio e tv libere

Ha sorpreso tutti la scomparsa di Rosario Pacini, non solo in quanto tale, ma per il fatto che non se ne era avuta notizia da nessuna fonte, nonostante si trattasse di un personaggio molto noto nel settore, anche se abituato da molto tempo a lavorare dietro le quinte (era da sempre nell’organico di Rete A).

Noi stessi l’abbiamo scoperto del tutto casualmente, leggendo l’articolo dell’amico Mauro Roffi su Millecanali, che di seguito riportiamo integralmente per ricordare un grande esperto che era solito inviarci pungenti commenti sui nostri articoli.
"Ha voluto essere ‘diverso dagli altri’ fino in fondo Rosario Pacini. La notizia della sua scomparsa non si è diffusa affatto finora e in rete si trovano pochissime tracce di lui (alcune tratte proprio da Millecanali) né c’è una sua biografia. Pare non abbia voluto funerali e della sua malattia, un tumore recentemente aggravatosi, ben pochi erano a conoscenza. Eppure era un protagonista vero, uno di quelli che la Radio prima e poi la Tv privata in Italia l’hanno fatta davvero per primi. Si arrabbiava ancora e sempre quando gli negavano la primogenitura di Radio Roma, una delle primissime a sorgere, così come di Radio Parma. Evidentemente a Pacini piaceva tantissimo far partire delle cose nuove, eclettico e curioso com’era, era stato così anche con ‘Ciao 2001’, mitico giornale dei ragazzi degli anni ’60. Era stato anche tra i fondatori del gruppo Ediforum (editoria specializzata in pubblicità), ‘Altrimedia’ (sulle Radio e Tv private, appunto) e altre pubblicazioni ancora. Aveva lavorato in Rai ma il privato evidentemente lo attirava ancor di più e infatti finì poi in Fininvest, dove si occupò per anni soprattutto di relazioni esterne, in prima linea, assieme a Confalonieri. Poi passò a Tele + e forse fu in quegli anni che cominciò a cambiare fronte, diventando pian piano da ‘berlusconiano’ un po’ un antagonista di quel gruppo televisivo che conosceva così bene. Da lì maturò una scelta diversa che poi si tradusse nell’assunzione a Rete A di Peruzzo, dove svolse una fondamentale, attentissima e misurata azione di lobby. Sapeva bene come farla, Pacini, perché negli anni aveva maturato una conoscenza della materia televisiva, a livello di leggi e regolamenti specifici del mezzo, che in Italia avevano in pochissimi, pochissimi davvero e non sto certo esagerando per questa triste occasione. Se Peruzzo tirò avanti, in qualche modo negli anni, con Rete A e All Music, in buona misura lo dovette a lui. E lui qui si tolse ogni soddisfazione perché era ‘libero da vincoli’, tanto che cominciò a comparire anche nel Tg che dirigeva sempre per Peruzzo su Rete A, facendo straordinari e elegantissimi monologhi “di opinione” che molti sicuramente ricorderanno (di solito critici verso Berlusconi). Ma anche Pacini non poteva fare miracoli e così Peruzzo alla fine lasciò il campo della Tv. Dopo alcuni ‘giri di valzer’ Rete A finì all’Espresso e qui Pacini riprese la sua opera attenta di lobby, su un fronte che nel tempo da molto lontano (lui non era certo ‘di sinistra) gli era diventato quasi ‘politicamente affine’. È durata fino a pochi mesi fa e se il Gruppo L’Espresso oggi ha due mux digitali forse buona parte del merito è proprio di Pacini. Come descrivere un uomo così? Era appunto di una cultura formidabile ma soprattutto conosceva a memoria ogni codicillo e ogni legge in materia televisiva, era conscio sempre di tutti i ‘dietro le quinte’ e soprattutto dei risvolti politici, che erano quasi sempre alla base di tutte le scelte in questo settore; infatti sapeva sempre metterti in difficoltà (lo dico per esperienza diretta) quando dovevi controbattergli sul tema televisivo, talvolta persino infieriva, quando trovava qualcuno maldestro in materia (e ce n’erano tanti) e allora ‘gigioneggiava volentieri’. Elegante e inappuntabile, pareva sempre un po’ annoiato di quanto e di quanti gli stavano attorno ma in realtà lo rodeva un’evidente passione per la materia, che padroneggiava appunto alla perfezione. Chi scrive l’ha conosciuto nei suoi primi anni a Milano, negli anni Ottanta, quando, ancora incerto se davvero fare il giornalista ‘sulla Tv’ a Millecanali, aveva per caso trovato in lui (come in Paolo Romani, che Pacini conosceva bene) un punto di riferimento sicuro; poi negli anni Pacini mi aveva sempre seguito su Millecanali, talora da vicino, talora da lontano, senza risparmiarmi appunti quando gli sembrava giusto. Ma aveva (quasi) sempre ragione lui, anche quando ovviamente, com’era giusto, ‘tirava l’acqua al suo mulino’ di quel momento.  Coerente fino in fondo, è uscito di scena nel modo più schivo del mondo. Però si divertiva, eccome. Una volta a Millecanali on line, qualche anno fa, mi scrisse ripetutamente un anonimo che dimostrava un’incredibile competenza in materia Tv, facendomi qualche piccolo appunto su quanto scrivevo. Ho sempre sospettato che fosse Pacini ‘in segreto’, forse solo per civetteria (perché persone così competenti in materia di Tv ce n’erano sì e no cinque-sei in Italia) e provai a chiedere a quell’anonimo via e-mail chi fosse. Mi rispose: “Non ha importanza chi io sia, è importante quel che dico”, uno stile assolutamente ‘paciniano’. Ora ci ha lasciati, totalmente in punta di piedi, felice probabilmente di essere ignorato nel momento ‘supremo’: ma noi ignorarlo non possiamo perché appunto di protagonisti così in Tv ce ne sono stati ben pochi. Chiudiamo allora con la sua frase più celebre, quella con cui chiudeva i suoi monologhi in Tv su Rete A. Rivolto ai suoi spettatori diceva all’incirca: “Signori, è stato un piacere (magari relativo)”. Sì, conoscerlo è stato davvero un piacere. Ciao, Rosario e grazie".

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