Dopo anni di crescita, scende il tempo dedicato dagli italiani alla tv. Meno ascolti alle generaliste e aumento per le tematiche. Il duopolio degli ascolti Rai.-Mediaset scricchiola sempre di più.
Dopo un trend di costante crescita che andava avanti dal 2007, nello scorso anno è diminuito il tempo dedicato alla televisione. Stando infatti ai dati Auditel, nel 2015, gli italiani hanno speso davanti al piccolo schermo circa 254 minuti, 7 in meno rispetto al 2014. Il consumo televisivo pro-capite era aumentato, fra il 2007 e il 2015, di circa 25 minuti (+11%), risultato su cui avevano influito l’aumento dell’offerta di canali disponibili (soprattutto quelli gratuiti) e l’incremento del tempo libero derivante dal calo di occupazione portato dalla crisi iniziata nel 2008. Con l’anno appena trascorso, invece, i numeri tornano a quelli del 2011, cosa attribuibile in parte alla mancanza di eventi importanti come i mondiali di calcio dello scorso anno. Questa tendenza, rappresenta un allineamento (o almeno l’inizio di un processo di allineamento) con le tendenze di consumo degli altri paesi europei, rispetto ai quali l’Italia ha sempre avuto un’attenzione particolarmente elevata verso il piccolo schermo. Oltre al trend generale degli ascolti televisivi, è interessante evidenziare una seconda tendenza che si annida fra i dati, ovvero quella di una progressiva perdita di interesse nei riguardi dell’emittenza generalista. Sempre dal 2007 ad oggi, infatti, queste sono passate dall’85% di share al 60% odierno. In sostanza, il panorama della tv in chiaro sta assistendo ad una ridistribuzione dell’utenza dovuta all’ingresso di televisioni tematiche che erano in precedenza tipiche dell’offerta pay. Nel merito, il comparto multichannel della piattaforma DTT, ha raggiunto quota 25% circa degli ascolti, una forte crescita maggiormente accentuata soprattutto nel pubblico più giovanile. Per quello che riguarda il satellite, invece, si continua a vedere la stabilità del settore pay che si posiziona, nel 2015, intorno al 7% e non mostra grosse variazioni nel corso degli anni. Bisogna però tenere conto dell’effetto degli over the top che, almeno all’estero, ha causato non pochi problemi al segmento pay satellitare e che in Italia inizierà ad affermarsi sul serio, presumibilmente, nel 2016. Un altro effetto dell’aumento dell’offerta, è il progressivo tramonto del duopolio Rai-Mediaset. I due gruppi avevano insieme, nel 2000, uno share del 90%, che era sceso al 79% nel 2010. Adesso, invece, Rai colleziona un 38%, mentre Mediaset un ancora più modesto 30% circa. Insieme, valgono poco più del 68%, risultato che sembra presagire il progressivo sblocco della stagnante e poco concorrenziale situazione della tv italiana. Risulta evidente come, al netto dei favori politici degli anni passati e della sostanziale assenza di concorrenza, i due colossi generalisti non riescano più ad attirare grandi platee come un tempo e questo nonostante il fatto che molti nuovi player (soprattutto quelli ott) siano ancora in fase di rodaggio e non in condizioni ottimali per subentrare ai vecchi attori del settore. Altro risultato interessante è quello del gruppo Discovery che, dallo 0,4% del 2010, ha registrato a fine dello scorso anno un 6,8%, anche questo risultato che mostra l’effettivo peso che stanno assumendo le emittenti tematiche. Volendo assecondare questi dati, si registra un cambio di interesse dello spettatore che inizia a dedicare meno tempo alla televisione e a farlo su contenuti differenti. Sarà interessante vedere se, nei prossimi anni, questo cambio di preferenze si confermerà nuovamente. (E.V. per NL)