Si è cominciato a parlarne da febbraio 2008, allorquando la RAI emise un comunicato stampa nel quale prometteva la realizzazione di un nuovo servizio in grado di stabilire oltre alla quantità di ascolti di un determinato programma RAI anche l’indice di gradimento.
Ai tempi era Gentiloni il ministro delle Comunicazioni chiamato a presiedere e controllare la realizzazione di questo prodigio della tecnica con cui la RAI prometteva una rivoluzione nella valutazione dei propri programmi televisivi. Alcune migliaia di italiani sarebbero stati intervistati quotidianamente da un istituto specializzato e invitati a esprimere un giudizio qualitativo in merito ai programmi visti. Ma, come sempre, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare: in questo caso un “mare” di costi che – come affermavano anche alcuni vertici RAI – risultavano decisamente superiori a quelli messi in preventivo per il vecchio IQS, l’indice di qualità e soddisfazione sino ad allora adottato per la valutazione dei programmi messi in onda. Nel 2008, Giancarlo Leone – vicedirettore generale – affermò: “La Rai non ha mai nascosto le sue perplessità su questo strumento, anche in sede di confronto con il ministero delle Comunicazioni. Dobbiamo applicarlo e lo applicheremo, ma non siamo convinti che sia il modo giusto e soprattutto che si debbano spendere così tanti soldi per misurare la qualità del servizio pubblico”. Ma il contratto di servizio pubblico 2007-2009, stipulato con l’allora Ministero delle Comunicazioni parlava chiaro: il Qualitel s’aveva da fare! Sennonché, alla data del 17 agosto 2009 il sistema non era ancora pronto, nonostante l’Agcom avesse già fatto presente nei mesi di gennaio e febbraio 2009 che i tempi per la realizzazione stavano per scadere e che era necessario procedere con la messa a punto del sistema e l’invio dei primi risultati. Risultati che sono arrivati alla fine del 2009, con successiva integrazione a gennaio 2010. Troppo tardi ha deciso l’Agcom che, con la delibera 67/10, ha irrogato 100.000 euro di sanzione alla pubblica concessionaria per violazione dell’art. 3 del contratto di servizio. A nulla, infatti, sono valse le scusanti opposte dalla RAI per l’inottemperanza a quanto stabilito all’interno del contratto di servizio e basate sull’eccessiva onerosità del progetto e sulla necessità di rivedere i parametri realizzativi del progetto. Ora alla pubblica concessionaria non resta che proporre ricorso avverso la sanzione. (M.P. per NL)