A Rai2 la situazione è davvero singolare, con la stagione televisiva in pieno corso. La rete è stata appena abbandonata da Carlo Freccero, che, dopo un anno un po’ turbolento, ha dovuto lasciare la direzione a fine novembre per ovvie ragioni di età, visto che parliamo di un pensionato richiamato in prima linea e che poteva restare in carica solo per un anno.
Già questa circostanza, nota fin dall’inizio, poteva sollevare qualche perplessità sull’opportunità di scegliere proprio Freccero, che certo si è molto divertito a tornare ‘sul luogo del delitto’. Il direttore ha dunque lavorato sì con grande lena, fantasia e partecipazione ma anche con una scadenza obbligata, che gli poteva solo far mettere qualche base per una nuova rete.
Due fasi diverse
Non bastasse questo, ci si è messa anche la turbolenta situazione politica che ha caratterizzato questo anno di direzione, per cui si è visto un Freccero intento nei primi mesi a inventarsi talk-show (o giù di lì) in qualche modo ‘a sfondo sovranista’, che però non sono stati ben accolti dal pubblico, e ad accordarsi e coordinarsi con il direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano. Cambio totale di scenario nei mesi successivi, con il Governo Conte 2: non a caso qui Rai2 è diventata invece la rete di Fabio Fazio, che la Lega non ha più voluto a Rai1.
Arriva anche ‘Petrolio’
Venerdì sera, poi, altro esordio su Rai2 di un programma proveniente da Rai1: si tratta di ‘Petrolio’ di Duilio Giammaria, rubrica di informazione che non ha trovato più spazio sulla ‘rete ammiraglia’ e che del resto fino a qualche mese fa era riuscita ad andare in onda solo nella tarda o tardissima serata del sabato di Rai1, una collocazione ingrata e infelice.
‘Petrolio’ ora sarà in prima serata per circa due ore e mezza e il programma venerdì è stato monografico, con una bella e lunga inchiesta su un tema spinoso come Amazon, puntando, nella tradizione di Giammaria, su una ‘dimensione internazionale’ rara per i nostri talk-show. Il pubblico tuttavia, che su Rai2 ormai ne ha viste di tutti i colori, non sembra aver gradito molto l’ulteriore novità e gli ascolti sono stati poco incoraggianti.
Freccero comunque lascia una rete che sembra sì ‘in cerca d’autore’ (l’ambizione di destinarla al pubblico giovane viene rinnovata quasi ogni anno senza molti risultati) e che si basa alla fine su capisaldi come ‘Pechino Express’, ‘Il collegio’ e ‘Rocco Schiavone’, ma che alcune interessanti novità ha saputo alla fine presentarle. È il caso, al di là dei diversi difetti, di ‘Maledetti amici miei’, di ‘Battute?’ e di qualche altra idea più o meno riuscita.
Il nodo delle nomine
Comunque sia, la sempre turbolenta situazione politica ha finora impedito di procedere con le nomine alla Rai, compresa quella di Rai2, per cui all’AD Salini non è rimasto che prendere l’interim alla direzione della rete. Il tutto in attesa di un ‘via libera’ alle nomine che non è arrivato finora ma che, dopo l’accordo in maggioranza di queste ore, potrebbe anche avere qualche chances in più, in vista del prossimo Cda del 10 dicembre.
Molto si è parlato negli ultimi giorni delle ragioni che hanno impedito a Salini di fare quelle nomine che alla fine (prima voleva procedere solo con Rai2 e poco più) si era convinto a varare. Di Maio è stato indicato direttamente come autore dello ‘stop’ ma, che sia vero o no, in ogni caso a impedire di procedere alle designazioni sembra essere stato proprio il nodo della possibile nomina a direttore del Tg3 dell’ex direttore generale Mario Orfeo.
I Cinquestelle sarebbero decisamente contrari a un nome che ricorda troppo l’era renziana, Italia Viva invece sarebbe molto favorevole.
Se ne uscirà? Forse sì, vedremo quando e come.
Soldi incerti, un piano problematico
Aiuterebbe molto, in realtà, un progetto sul futuro della Rai che duri, magari, più di qualche giorno. Per riaffermare le proprie posizioni tradizionali, in cerca degli elettori che li stanno abbandonando, i Cinquestelle hanno invece pensato fosse opportuno ridare vigore a quell’idea dell’abolizione del canone che avevano ‘buttato lì’ prima dell’estate e di cui si erano fatalmente un po’ perse le tracce.
Per non farsi mancare niente, qualcuno in Rai vorrebbe invece che tutto l’extragettito dovuto all’inserimento del canone in bolletta (e che serve anche a finanziare i contributi alle Tv locali) andasse alla Tv pubblica.
Il piano alla prova
Probabilmente resterà poco o nulla di queste proposte, come più o meno è sempre stato, ma intanto Salini ha evidenziato come sia difficile (per usare un eufemismo) governare la Rai in queste condizioni di totale e perdurante incertezza, specie a proposito delle risorse economiche realmente a disposizione. Lui invece è chiamato anche e soprattutto a provare a realizzare il famoso piano industriale che ‘rivoluziona la Rai’. Il progetto è ora è ‘alla prova del nove’ con la necessità di alcune prime nomine che dovrebbero accompagnare quelle alle reti e ai Tg.
La permanenza di Salini nella carica, in effetti, sembra sempre più legata alle sorti di questo piano, che alla fine è stato varato e approvato, fra varie opposizioni e non pochi scetticismi. (M.R. per NL)