Cambio di rotta per l’ammiraglia Rai. Relegata per anni nella stretta definizione di “tv istituzionale”, accusata in passato di poca propensione al rischio a causa della tendenza a farsi baluardo di temi e linguaggi troppo spesso diretti ad un pubblico più adulto (per non dire anziano), Rai 1 è ora protagonista di un vero e proprio risorgimento, sotto la spinta dell’ondata di freschezza e novità data dalla direzione di Antonio Campo Dall’Orto, già direttore, nel 1997, della nascente Mtv Italia.
L’accostamento di prodotti diversi ha permesso a Rai 1 di rinnovarsi, offrendo contenuti variegati: nel palinsesto, tra le altre cose, si ritrovano fiction impegnate, come quella su Fabrizio de André; programmi di divulgazione culturale e scientifica, uno fra tutti “Meraviglie” di Alberto Angela; format di intrattenimento, come “Sanremo Young”. Senza dimenticare gli old but gold della rete: si pensi al successo del commissario Montalbano o dell’imperituro Don Matteo, che – seppur giunto all’undicesima stagione – è anche quest’anno re degli ascolti, grazie soprattutto alla capacità degli autori di rinnovare la serie, con provvidenziali modifiche di cast, colonna sonora e storyline.Addio, quindi, alla programmazione ipergeneralista. La rinascita di Rai 1 è incentrata su produzioni trasversali, capaci di esercitare un forte appeal sul target dei più giovani e dei laureati, pubblico interessante anche agli occhi degli investitori. Non è un caso il trend positivo della raccolta pubblicitaria di Rai 1 che, come riportato dal quotidiano Italia Oggi, ha sfondato quota 400 milioni, a fronte di ricavi complessivi pari a 580 milioni per le tre reti di Stato (Rai 1, Rai 2 e Rai 3).
La prova di questo cambio di rotta risulta tangibile se si analizza la stagione televisiva in corso. Si pensi ad esempio al programma, condotto da Fabio Fazio, “Che tempo che fa”, format di nicchia di Rai 3 da quest’anno reso “popolare” grazie al passaggio sul primo canale.
Nonostante l’evidente differenza di target tra le due reti, a seguito di tale trasloco il format non è stato in alcun modo intaccato nella sua natura, confermando, dunque, una volontà di sperimentazione che attualmente rappresenta una costante in casa Rai.
Ma il segnale più evidente di questa rinascita è stato fornito, sicuramente, dai dati d’ascolto del festival di Sanremo targato Claudio Baglioni. Come riporta Italia Oggi, la kermesse ha raccolto davanti al video il 63,7% delle giovani tra i 15 e i 24 anni (record degli ultimi 20 anni) e il 56% dei laureati (record degli ultimi 20 anni); inoltre, è stata l’edizione più vista di sempre dagli abbonati Sky.Confrontando i dati relativi allo share dei programmi dell’ultimo anno, si evidenzia una netta crescita della platea dei millennials, che registra un +3,8% di spettatori tra i 15 e i 24 anni rispetto a 7 anni fa. Senza considerare l’aumento esponenziale del pubblico dei laureati, che salgono di 7,2 punti rispetto al 2011. Questi valori dimostrano come la strategia di svecchiamento di Rai 1, già in atto da qualche anno, si stia oggi rivelando vincente. Sarebbe però auspicabile una più chiara definizione dell’identità di rete delle sorelle Rai 2 e Rai 3, al fine di favorire una più efficace ripartizione delle platee dei telespettatori e, di conseguenza, degli introiti pubblicitari.
Tornando a Rai 1, resta l’auspicio che l’attuale direttore Angelo Teodoli riesca nell’impresa di estendere questa ventata di cambiamento anche al più ossidato daytime. (A.C. per NL)