Tv. Rai: torna la figura del direttore generale e Salini la assegna ad Alberto Matassino. Una mossa difensiva che moltiplica ancora le cariche. Ciannamea ai palinsesti, Nepote al marketing

piano industriale

Torna in auge la figura del direttore generale alla Rai, assegnata nel Cda di mercoledì 27 marzo ad Alberto Matassino, per precisa volontà dell’AD Fabrizio Salini.
La vicenda ha un suo grande paradosso, perché, come ricorderà bene chi conosce anche solo un pochino le ‘cose Rai’, il direttore generale è stato per decenni il ‘padrone’ della Tv pubblica, quello che tutto decideva, sempre naturalmente in sintonia con le forze politiche dominanti in ciascun momento. Per tanti anni, appunto, è andata così, dai tempi del mitico Ettore Bernabei in poi.
Ma siccome si era obiettato che così la Rai dimostrava ‘plasticamente’ di non essere un’azienda ‘normale’, ecco che alla fine si era deciso (per volontà di Matteo Renzi e della riforma della Rai da lui voluta) di fare come si fa in molte altre aziende, ovvero di dare gran parte dei poteri all’Amministratore Delegato, di sostanziale nuova istituzione, con accanto un presidente con (sulla carta) pochi poteri ma magari ampliabili a seconda dell’occasione (come dimostra l’attuale presidente Marcello Foa). Si era arrivati al punto, nell’urgenza di approvare quella riforma mentre ancora non erano cambiati i vertici Rai, di cercare di dare al direttore generale i poteri del (futuro) AD.

Siccome però la riforma Renzi aveva anche consentito un sostanzioso e sostanziale controllo della Rai (in misura maggiore rispetto al passato) da parte del Governo e delle forze di maggioranza, la nuova situazione che si è creata nella Tv pubblica, dove Lega e Cinquestelle si sono spartiti le poltrone (a partire dal Cda) continuando a guardarsi un po’ in cagnesco, porta adesso all’esito paradossale che i posti di comando si moltiplicano e che torni a questo punto di nuovo utile, rientrando dalla finestra, quella figura del direttore generale che prima era stata fatta uscire dalla porta.
Ma che è successo di preciso? L’AD Salini, manager voluto dai Cinquestelle, si sente un po’ isolato e teme che la traduzione in pratica dell’importante manovra organizzativa (il piano industriale) che è appena riuscito a far approvare (con fatica e lasciando da parte i telegiornali, che resteranno quello che sono) possa rivelarsi così complicata da poter mettere in discussione il suo stesso incarico, con la Lega che, dopo le elezioni europee, potrebbe pure cercare di staccargli la spina.

Di conseguenza si è in qualche modo ‘blindato’, o almeno ha cercato di farlo. La nomina (di nuovo) di un direttore generale sembra avere dietro proprio questa logica. Matassino è infatti uomo di fiducia di Salini, che con lui ha lavorato a Fox e che lo ha chiamato da poco alla Rai quale ‘assistente alle attività di corporate’, facendogli lasciare la sua carica di general manager della Fandango. Matassino viene indicato come diretto collaboratore di Salini nella complessa stesura del piano industriale di cui sopra e che assegna a sua volta tutta una serie di nuove cariche e incarichi (al punto che viene anche da chiedersi come si farebbe poi fronte alle relative spese, in moltiplicazione). Salini, insomma, assegna a un uomo di sua fiducia, quale direttore generale, la ‘macchina’ della Rai, cosa che corrisponde poi ai poteri sostanziali nell’azienda, ritagliando per sé il ruolo di ‘super responsabile del prodotto editoriale’.Alberto Matassino direttore generale RAI - Tv. Rai: torna la figura del direttore generale e Salini la assegna ad Alberto Matassino. Una mossa difensiva che moltiplica ancora le cariche. Ciannamea ai palinsesti, Nepote al marketing

Solo che Matassino, al di là della fedeltà (da verificare in futuro) a Salini, alla Rai è appena arrivato dall’esterno, non conosce più di tanto la (complicatissima) azienda che va a dirigere e fa oltretutto una carriera-lampo in pochissimi mesi. Il che dimostra anche che di ‘normale’ nella Rai c’è sempre ben poco e che governare un’azienda così, tenendo soprattutto nel debito conto tutti gli equilibri politici, è un’operazione improba per un manager che non sia nato al suo interno, come ha ampiamente dimostrato anche la parabola di Antonio Campo Dall’Orto, per non parlare del tentativo di cambiare gli equilibri dell’informazione fatto (ma presto svanito) dall’attuale direttore di ‘Repubblica’ Carlo Verdelli, che ha pure appena pubblicato un libro su questo.
Vedremo se Salini riuscirà in questo modo a prolungare la sua permanenza alla Rai e magari a far realizzare questo benedetto piano industriale.
Nel frattempo altri equilibri si modificano e già adesso le poltrone aumentano, nel tentativo di accontentare un po’ tutti. Così la tutt’altro che secondaria Direzione Comunicazione, che Giovanni Parapini sembra proprio voler lasciare ritenendosi spesso ‘scavalcato’, potrebbe essere suddivisa in tre aree: comunicazione, relazioni istituzionali e esterne, relazioni internazionali.

Alcune scelte importanti però Salini le ha già fatte: Marcello Ciannamea, già direttore del palinsesto Rai, è stato promosso coordinatore editoriale dei palinsesti, un ruolo strategico di un certo rilievo, indubbiamente. Fa carriera anche Roberto Nepote (nome ormai ‘storico’della Rai, nato però nell’emittenza privata torinese) che diventa direttore del marketing (ruolo prima rimasto scoperto) e dovrà lavorare all’offerta complessiva dell’azienda in tandem con Ciannamea e in futuro coordinarsi con le istituende Direzioni dei generi e delle fasce di palinsesto.

Sarà invece ufficiale solo dopo il ‘gradimento’ del diretto interessato e la relativa ratifica aziendale la nomina dell’ex direttore generale Mario Orfeo a presidente di Rai Way, dopo che il manager di lungo corso Raffaele Agrusti ha deciso di lasciare la carica. Roberto Ferrara, infine, è stato nominato capo staff dello stesso AD Salini, quale ulteriore ‘tentativo di blindatura’.
Sono stati istituiti poi l’Ufficio Studi (un ritorno anche questo, dopo anni) e la funzione Transformation Office, che – nientemeno – dovrà seguire passo passo la realizzazione del piano industriale più volte citato. Infine, la Direzione Pubblica Utilità è stata scorporata dall’Area Digital, in conformità “agli obblighi imposti dal Contratto di servizio”, e, nella stessa chiave, è stato approvato il Piano di gestione e sviluppo delle risorse umane. (M.R. per NL)

foto di Floriano Fornasiero

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