Intrattenimento in day time e talk show incentrati su casi di cronaca? Il direttore generare Rai Antonio Campo Dall’Orto potrebbe dire “Non parliamone più”, parafrasando il titolo della trasmissione di Rai Uno (Parliamone sabato) recentemente chiusa per le polemiche su uno dei suoi approfondimenti.
Il dibattito aperto nella trasmissione di Paola Perego sulle qualità delle “fidanzate dell’Est” non è stato gradito né dal pubblico, né da alcuni giornalisti e opinionisti, che lo hanno aspramente criticato sul web tacciandolo di sessismo. Concause della decisione di chiudere il programma sembrano essere l’indignazione virale sui social network e, come ravvisa Campo Dall’Orto in un’intervista per La Stampa, l’evidenza della mancanza della cultura condivisa tra Rai e telespettatori nel gruppo di lavoro di quella trasmissione. A voler pensar male – e forse poi neanche tanto, stando alle dichiarazioni del DG – si potrebbe ipotizzare che le critiche ai contenuti del sabato pomeriggio di Rai Uno siano state solo un’ottima scusa per operare un taglio ad una tipologia di trasmissioni che non è più nella linea editoriale dell’emittente pubblica. Il pilastro fondamentale della programmazione Rai è la fiction: “sostituire parzialmente l’intrattenimento con la fiction sarebbe un esperimento interessante”, confessa Campo Dall’Orto in un’altra intervista per ItaliaOggi. Nonostante il budget fiction a disposizione per il 2017 sia calato del -12,5% rispetto all’anno precedente (per quest’anno sono infatti previsti 195 milioni di euro a fronte dei 223 milioni investiti nel 2016) il palinsesto di Rai Uno punta tutto sulla fiction in prime time con circa 105 serate – con molti titoli nuovi, di cui una decina già andati in onda nei primi mesi dell’anno -, completato da 15 serate previste per Rai Due, 3 per Rai Tre e due per Rai4. La riprova del valore strategico della fiction è la costruzione di un prodotto di supporto ad hoc che faccia da cassa di risonanza (qualcuno ha anche parlato di marchetta): il Dopo Fiction, programma della seconda serata di Rai Uno con Flavio Insinna, Nino Frassica e Nathalie Guetta dove si alternano i protagonisti della fiction precedentemente andata in onda. Di buoni motivi per preferire la fiction ad altri tipi di intrattenimento ce n’è più di uno. In primis, si tratta di un prodotto scritto che, proprio per questo, non riserva sorprese sui contenuti; inoltre è uno dei cavalli di battaglia della Rai, che differenzia l’offerta rispetto a Mediaset in maniera competitiva: Rai ha prodotto i 20 titoli di fiction italiana di maggior successo, mentre le reti del Biscione puntano molto di più sull’intrattenimento e riservano alla fiction un budget di soli 100 mln di euro l’anno. Terzo ottimo motivo è la versatilità delle modalità di fruizione, che si vuole sempre più spostare su RaiPlay: dopo un inizio accidentato dovuto alla incompatibilità con le versioni datate dei più diffusi sistemi operativi, la piattaforma digitale sembra registrare una certa crescita passando dai 700mila utenti registrati nel 2016 a oltre il milione lo scorso febbraio, che nei primi due mesi del 2017 hanno visto 110 milioni di video. I risultati – non certo comparabili ai grandi numeri di Sky – segnalano una certa crescita, tuttavia ancora troppo modesta per attrarre investimenti pubblicitari importanti e contabilizzare quelle risorse che Campo Dall’Orto vorrebbe investire proprio nelle fiction: sembra un cane che si morde la coda. (V.D. per NL)