BBC: l’unica soluzione efficace per garantire la prominence della tv lineare (cioè i servizi di media audiovisivi di interesse generale, quindi i canali tv tradizionali) sui device connessi (smart tv, set top box, streaming stick) è un tasto dedicato sul telecomando che riconduca ad un aggregatore di contenuti PSB (public service broadcasters). Sennonché, il Media Bill inglese non prevede obblighi di modifiche hardware in capo ai produttori.
Broadcaster UK: provvedimento in ritardo di 10 anni e troppo debole.
E comunque non risolve il problema dell’one click, in quanto per accedere al contenuto serviranno tre azioni (tasto telecomando/icona bouquet operatore – es. BBC -/icona canale specifico).
Il quadro del crollo della tv lineare inglese
Dal 2001 ad oggi nel Regno Unito c’è stato un calo significativo della tv lineare (a prescindere che si tratti di piattaforma via etere o live streaming). Parliamo di cifre impressionanti: il 68% tra i 16-24enni non la frequenta praticamente più e, in generale, si assiste ad un crollo su tutte le fasce d’età del 25%. Chiaramente ciò non significa che si guardi meno la tv, anzi.
Tempo speso davanti alla tv in aumento
Infatti, il tempo medio speso davanti alla televisione è, nel ventennio di riferimento, addirittura aumentato (anche a causa dei due anni di pandemia).
Competitor tv lineare
I competitor della tv lineare sono, naturalmente, i servizi di streaming video on demand (Netflix, Prime Video, Disney, ecc.), cui si sono aggiunti ora gli emergenti servizi FAST (acronimo di Free ad supported streaming tv, cioè tv on demand gratuita, perché sostenuta dalla pubblicità).
Tv lineare in pericolo: avvertimenti dal 2012
Eppure la commissione per le comunicazioni della Camera dei Lord (la Camera dei pari, è una delle due assemblee parlamentari che costituiscono, insieme alla Camera dei comuni, il Parlamento del Regno Unito, di cui rappresenta la camera alta) aveva osservato già nel 2012 il rischio che la convergenza digitale producesse una frammentazione del pubblico e dei ricavi, suggerendo l’introduzione di contromisure protettive (nella direzione dell’assegnazione di una prominence tecnologica ai canali della tv lineare).
Impatto sugli investimenti
Una situazione che avrebbe avuto un impatto negativo sugli investimenti in contenuti ad alto valore, aveva allertato per parte propria il regolatore delle comunicazioni UK Ofcom.
Guida elettronica lineare ai programmi inutile
Per l’autorità delle comunicazioni inglese, i nuovi modi “non lineari” di fruire di contenuti televisivi (ricerca, time-shifting), “avrebbero gradualmente ridotto il significato della guida elettronica lineare ai programmi”.
Prominence PSB
Venti anni fa, Ofcom aveva anche riconosciuto che mantenere la prominence dei PSB (public service broadcasters) dovesse rimanere un obiettivo della politica pubblica.
Alert 2012 della BBC
Un rapporto del 2012 commissionato dalla BBC aveva rilevato che i PSB avrebbero dovuto profondere la massima energia politica possibile per mantenere il proprio posizionamento al cospetto del consolidamento degli emergenti (al tempo) OTT.
Appello riscontrato solo nel 2023
Il governo UK ha però recepito solo nel 2023 le richieste di attribuire una prominence ai canali generalisti broadcast (PSB), cioè i cosiddetti servizi di media audiovisivi di interesse generale (i canali tv tradizionali, in breve), includendo i loro contenuti online, on-demand e in live streaming all’interno del quadro di dovuta preminenza (questi servizi comprenderanno BBC iPlayer e i servizi di ITVX, All 4, My5, S4C’s Clic e STV Player).
Chi deve attuare la prominence
Destinatari del provvedimento di prominence saranno chiaramente gli intermediari nella sommistrazione dei servizi della tv lineare, quindi i produttori di smart tv, di dispositivi connessi (streaming stick e set top box) e i gesttori delle piattaforme di aggregazione di contenuti.
Operatività della tv lineare in regime di prominence
Tuttavia, il Media Bill UK non ha specificato come attuare dal punto di vista operativo la prominence dei servizi della tv lineare, cioè come e dove collocare le icone sugli hub delle smart tv o sugli altri device, demandando ad un successivo regolamento la questione.
L’idea della BBC
Così, nella sua presentazione a un comitato ristretto interpartitico, la BBC ha chiesto ai produttori di televisori di aggiungere un pulsante dedicato sui telecomandi per condurre gli spettatori ai servizi PSB. Un aggregatore ad accesso preferenziale e semplificato, in sostanza.
Hardware non previsto da norma impositiva di prominence
I quali hanno opposto, però, che l’hardware TV, inclusi i telecomandi, non rientra (attualmente) nell’ambito del progetto di legge sui media.
Troppo tardi?
In definitiva, secondo i critici, occorre vedere se il ritardo e la debolezza del provvedimento normativo riusciranno a colmare il gap accumulato dalla tv lineare verso gli OTT dello streaming video on demand.
E in Italia?
Da noi, invece, dovrebbe essere imminente la pubblicazione degli esiti della consultazione pubblica avviata dal regolatore nazionale Agcom con la delibera n. 14/23/CONS in materia di prominence dei servizi di media audiovisivi e radiofonici di interesse generale e del sistema di numerazione automatica dei canali della televisione digitale terrestre (LCN, logical channel numbering).
Sul pezzo
Sul tema, praticamente solitari tra operatori e loro associazioni di categoria, stiamo su queste pagine martellando dal 2017 (sic!).
72% degli italiani in streaming video nel 2022
Per rimarcare l’importanza della questione, basti pensare che, secondo uno studio condotto a fine 2022 da The Trade Desk e YouGov, rispettivamente società californiana di programmatic adv e di ricerche di mercato e data-analyst, il 72% degli italiani ha guardato contenuti in streaming.
Fascia ristretta: 85%
Se poi restringiamo la fascia d’età ai 18-34enni la percentuale sale all’85%.
Tendenze
E non rileva il fatto che tra questi vi siano anche coloro che seguono la tv via etere (DTT e sat), considerato che la tendenza alla fidelizzazione ormai è verso le piattaforme OTT (e non viceversa).
2 ore di streaming al giorno
Lo studio TTD-YG indica anche che il 48% di coloro che scelgono di guardare contenuti in streaming, dedica fino a due ore al giorno ai propri programmi preferiti. Un tempo ormai superiore a quello della tv lineare via etere.
Quale è il (vero) problema? Le tendenze dei produttori tv
Ma il problema non è tanto quello del tempo di fruizione o della fidelizzazione, quanto delle tendenze dei produttori tv: il one click per la Tv free-to-air (la tv via etere tradizionale) sui nuovi televisori non c’é più.
Smart hub
Come facilmente verificabile, ormai, all’accensione dell’apparecchio, si passa dallo smart hub (termine uniformato anche per tv diversi da Samsung per identificare la piattaforma di accesso generale del televisore), dove la live tv (free-to-air) è solo una delle icone presenti. Al pari di quelle di Netflix, Prime Video, Disney, ecc.
Live Tv poco attraente
Anzi, nemmeno al pari, a ben guardare, considerato che, come icona, quella della live tv è anche tra le meno attrattive.
Sullo stesso piano
Quindi gli OTT ormai giocano sullo stesso piano, visto che per accedere a Netflix o alla Tv generalista to air dobbiamo comunque passare da un’icona.
Paradosso e preoccupazione
E la situazione paradossale (e preoccupante) è che con un click si è dentro la piattaforma di streaming on demand (il catalogo di Netflix, nel caso di specie), mentre per fruire della tv lineare via etere (live tv), occorre pigiare un altro tasto, quello del telecomando per il logical channel number (LCN) del canale specifico DTT.
Complicazione in spostamento
Quindi, per farla breve, la complicazione per l’utente si sta spostando dagli OTT (un tempo macchinosi da fruire) alla live tv.
Meno di due anni
Secondo le proiezioni di diffusione di smart tv effettivamente connesse, è altamente probabile che entro il 2025 la fruizione di contenuti video in streaming sulla tv possa superare quella tv lineare via etere.
Broadcaster preoccupati dalla perdita di controllo della distribuzione
Ben si possono pertanto comprendere le preoccupazioni dei broadcaster radiofonici nei confronti della perdita di controllo di quello che inevitabilmente sarà il principale canale di distribuzione di contenuti. (E.G. per NL)