La prominence dei servizi di media audiovisivi di interesse generale (le tv generaliste, per capirci) non può attendere oltre: il 72% degli italiani ha guardato contenuti in streaming. Se poi restringiamo la fascia d’età ai 18-34enni la percentuale sale all’85%. E non rileva il fatto che tra questi vi siano anche coloro che seguono la tv via etere (DTT e sat), considerato che la tendenza alla fidelizzazione ormai è verso le piattaforme OTT (e non viceversa). Una condizione che impone un intervento fermo, determinato e coordinato (a livello UE), nei confronti dei produttori tv. Se si vuol evitare l’emarginazione dei broadcaster.
Lo studio
I dati allarmanti provengono da uno studio condotto a fine 2022 da The Trade Desk e YouGov, rispettivamente società californiana di programmatic adv e di ricerche di mercato e data-analyst, che hanno confermato tendenze sul mercato italiano che questo periodico monitora ormai da anni.
2 ore di streaming al giorno
Lo studio TTD-YG indica anche che il 48% di coloro che scelgono di guardare contenuti in streaming, dedica fino a due ore al giorno ai propri programmi preferiti. Un tempo ormai superiore a quello della tv lineare via etere.
Quale è il (vero) problema? Le tendenze dei produttori tv
Ma il problema non è tanto quello del tempo di fruizione o della fidelizzazione, quanto delle tendenze dei produttori tv: il one click per la Tv free-to-air (la tv via etere tradizionale) sui nuovi televisori non c’é più.
Smart hub
Come facilmente verificabile, ormai, all’accensione dell’apparecchio, si passa dallo smart hub (termine uniformato anche per tv diversi da Samsung per identificare la piattaforma di accesso generale del televisore), dove la live tv (free-to-air) è solo una delle icone presenti. Al pari di quelle di Netflix, Prime Video, Disney, ecc.
Live Tv poco attraente
Anzi, nemmeno al pari, a ben guardare, considerato che, come icona, quella della live tv è anche tra le meno attrattive.
Sullo stesso piano
Quindi gli OTT ormai giocano sullo stesso piano, visto che per accedere a Netflix o alla Tv generalista to air dobbiamo comunque passare da un’icona.
Paradosso e preoccupazione
E la situazione paradossale (e preoccupante) è che con un click si è dentro la piattaforma di streaming on demand (il catalogo di Netflix, nel caso di specie), mentre per fruire della tv lineare via etere (live tv), occorre pigiare un altro tasto, quello del telecomando per il logical channel number (LCN) del canale specifico DTT. Quindi, per farla breve, la complicazione per l’utente si sta spostando dagli OTT (un tempo macchinosi da fruire) alla live tv.
Pensione anticipata
Uno scenario che manda in pensione anzitempo le soluzioni HBBTV (acronimo di Hybrid Broadcast Broadband TV).
HBBTV non come punto di arrivo…
Sei anni fa scrivevamo su queste pagine che gli editori avrebbero dovuto prestare particolare attenzione alle potenzialità della HBBTV, non come piattaforma in sé, ma come facilitatore della selezione nel mare magnum dei contenuti IP.
… ma come passaggio intermedio
Allo stesso tempo, evidenziavamo – molto chiaramente – come essa fosse uno strumento di transito dal digitale televisivo terrestre (punto di partenza) verso la IP Tv (approdo definitivo).
2023: giro di boa
Il medico contagiato
Ora che la nostra previsione si sta avverando (il parco televisori è per il 50% smart, di cui quasi 20 milioni effettivamente connessi, perché un conto è avere una connected tv, un altro che sia connessa), la HBBTV quale gatekeeper va verso la pensione, perché, nel frattempo, ammalatasi dello stesso male che per qualche anno ha curato: la complicazione nella scelta del contenuto.
One Click
A monte di tutto, infatti, ci sta il principio del one click, cui ambiscono tutti i broadcaster: un tasto solo per accedere al contenuto (fuori da quello dell’attivazione dell’apparato, ovviamente).
Occhio agli Smart Hub
Sennonché, lo scenario sta cambiando nuovamente e velocemente.
I televisori più recenti, soprattutto i Samsung, gli LG di nuova generazione e tutti quelli con sistema operativo Android (ormai la maggioranza), infatti, all’avvio presentano all’utente una schermata con una serie di icone per l’accesso ai contenuti on demand o live streaming.
Live Tv: un’icona come tante
In mezzo a queste c’è quella per la live tv, cioè il DTT.
La tv lineare DTT al pari di quella IP
Paradossalmente, quindi, il one click per la tv free-to-air (live tv) non esiste più, considerato che per accedervi – come dicevamo all’inizio – occorre pigiare, quantomeno, due tasti: il primo che rimanda alla relativa icona dallo smart hub della tv ed il secondo per la numerazione specifica sul telecomando (LCN).
Azzerato il vantaggio competitivo della DTT
Nessun vantaggio competitivo rispetto a qualsiasi altra app dello smart hub, conseguentemente. Anzi, una prospettiva di emarginazione, atteso che l’icona per la live tv rimanda ad un contenitore di fornitori di contenuti tra loro diversi, mentre le altre indirizzano l’utente su content provider singoli (es. Netflix, Prime, Disney, ecc.).
Prominence
Di qui l’imprescindibile esigenza di una prominence dei servizi di media audiovisivi di interesse generale, da imporre ai produttori tv. Che però è ancora in sede di discussione in ambito europeo. (M.R. per NL)