Il one click per la Tv free-to-air (la tv via etere tradizionale, per capirci) sui nuovi tv non c’é più: ormai all’accensione si passa dallo smart hub dove la Live Tv è solo una delle icone presenti, al pari di quelle di Netflix, Prime Video, Disney, ecc.
Quindi gli OTT ormai giocano sullo stesso piano: uno scenario che manda in pensione anzitempo le soluzioni HBBTV (acronimo di Hybrid Broadcast Broadband TV). Ecco il quadro per affrontare con cognizione di causa la (nuova) situazione televisiva.
HBBTV non come punto di arrivo…
Sei anni fa scrivevamo su queste pagine che gli editori avrebbero dovuto prestare particolare attenzione alle potenzialità della HBBTV, non come piattaforma in sé, ma come facilitatore della selezione nel mare magnum dei contenuti IP.
… ma come passaggio intermedio
Allo stesso tempo, evidenziavamo – molto chiaramente – come essa fosse uno strumento di transito dal digitale televisivo terrestre (punto di partenza) verso la IP Tv (approdo definitivo)
2023: giro di boa
Il medico contagiato
Ora che la nostra previsione si sta avverando (il parco televisori è per il 50% smart, di cui quasi 20 milioni effettivamente connesse, perché un conto è avere una connected tv, un altro che sia connessa), la HBBTV quale gatekeeper va verso la pensione, perché, nel frattempo, ammalatasi dello stesso male che per qualche anno ha curato. Vediamo perché.
One Click
A monte di tutto ci sta il principio del one click, cui ambiscono, nel mondo IP, tutti i broadcaster: un tasto solo per accedere al contenuto, fuori da quello dell’accensione, ovviamente.
Due soluzioni per lo sfruttamento intensivo HBBTV
“Ai tempi della pandemia, come Consultmedia, avevamo già introdotto, insieme al nostro partner Intecgroup, due diverse soluzioni per lo sfruttamento intensivo della HBBTV.
Call to action
La prima consisteva nelle call to action attraverso i tasti colorati del telecomando (rosso, verde, giallo, blu) per ridurre di un click l’accesso al programma alternativo desiderato in HBBTV.
Jump
La seconda, era il Jump per la fruizione diretta in HD di un programma SD su DTT senza intervento manuale dell’utente“, spiega Massimo Rinaldi, ingegnere di Consultmedia.
Mosaico poco allettante
“Relativamente al primo caso, dopo gli esperimenti dei tre anni precedenti, infatti, già ci era apparso non congeniale il mosaico coi sottomenù per contenuti, perché troppo complicato per gli utenti interessati al live streaming (diverso per l’on demand).
Contenuti preferenziali
Di qui l’idea di sfruttare tre dei quattro tasti colorati del telecomando come call to action per accedere direttamente a tre contenuti preferenziali HBBTV, senza passare dal bouquet (il mosaico, ndr) cui di norma veniva riservato il pulsante residuo (quello rosso). Quindi due click (1 LCN DTT -> 2 tasto colorato=contenuto specifico) anziché quattro (1 LCN DTT -> 2 tasto colorato -> 3 mosaico -> 4 icona contenuto specifico)
Da SD a HD senza intervento dell’utente
Nel caso del jump, invece, l’utente con una smart tv connessa e funzione HBBTV attivata, passa in automatico dalla fruizione SD (in DTT) a quella HD (via IP)”, continua Rinaldi.
Occhio agli Smart Hub
Ora però lo scenario sta cambiando nuovamente e velocemente. I televisori più recenti, soprattutto i Samsung, gli LG di nuova generazione e tutti quelli con sistema operativo Android (ormai la maggioranza), all’avvio presentano all’utente una schermata con una serie di icone per l’accesso ai contenuti on demand o live streaming.
Live Tv: un’icona come tante
In mezzo a queste c’è quella per la Live Tv, cioè il DTT.
La tv lineare DTT al pari di quella IP
Paradossalmente, quindi, il one click per la tv free-to-air (via etere) non esiste più, considerato che per accedere alla Live Tv occorre pigiare, quantomeno, due tasti: 1) la relativa icona dallo smart hub della tv e 2) la numerazione specifica sul telecomando (LCN).
Azzerato il vantaggio competitivo della DTT
Nessun vantaggio competitivo rispetto a qualsiasi altra app dello smart hub, quindi. Anzi, una prospettiva di marginalizzazione, visto che l’icona per la Live Tv rimanda ad un contenitore di fornitori di contenuti tra loro diversi, mentre le altre indirizzano l’utente su content provider singoli (es. Netflix, Prime, Disney, ecc.).
Prominence
Di qui l’esigenza di una prominence dei servizi di media audiovisivi di interesse generale, che però è ancora in sede di discussione in ambito europeo.
Guardare la luna, non il dito
“Nelle more, per evitare di perdere competitività, da tempo suggeriamo ai clienti di dotarsi di app per le smart tv delle principali case produttrici (Samsung e LG e tutte quelle che usano il sistema operativo Android) affinché, una svolta scaricate dagli store online, possano comparire negli smart hub”, continua l’ing. Rinaldi.
HBBTV come scialuppa di salvataggio post refarming
“Non solo. Mentre siamo stati i primi a cavalcare le opportunità della HBBTV (come facilitatore per la selezione di contenuti o soccorso per i soggetti privati di capacità DTT a seguito del refarming della banda 700 MHz), ora la consideriamo (quasi) superata e da qualche mese stiamo studiando con attenzione il DVB-I.
DVB-I user friendly
Il quale è sicuramente uno strumento di facilitazione maggiormente efficace, considerato che il funzionamento è user friendly (l’accesso al contenuto avviene direttamente dalla numerazione del telecomando, con un LCN identico a quello del DTT)”, sottolinea l’ingegnere.
Connubio essenziale
“Consideriamo, quindi, il connubio app e DVB-I la situazione da attenzionare maggiormente in vista dell’imminente superamento delle smart tv rispetto alle tv tradizionali“, conclude Rinaldi. (E.G. per NL)