Con una giornata di studio e dibattito svoltasi all’auditorium dell’Ara Pacis di Roma, si è presentata ufficialmente la nuova APA (Associazione Produttori Audiovisivi), che altro non è che ‘l’evoluzione’ della storica Associazione Produttori Televisivi, l’APT a molti nota. Non cambia la sostanza, ovvero l’associazione è sempre quella che vuol rappresentare proprio i produttori del mondo dell’audiovisivo (soprattutto nel campo della Tv, mentre al cinema ci pensa l’ANICA) in Italia, ma il nuovo nome APA era necessario per evidenziare un ‘cambio di passo’, perché finora l’APT era troppo legata, storicamente, al mondo della fiction, che è in buon sviluppo ma evidentemente non rappresenta tutto nel campo della Tv e dell’audiovisivo. Giancarlo Leone, storico dirigente della Rai, oggi messosi in proprio con la società di consulenza Q10 Media, resta peraltro a capo della struttura.
La giornata romana, che ha visto presenti anche i maggiori broadcaster e il mondo della politica e delle istituzioni, aveva anche una sua ‘seconda attrattiva’, grazie all’arrivo del 1° Rapporto sulla produzione audiovisiva nazionale (ne è stato presentato in realtà un estratto), che è stato realizzato proprio dall’APA e sostenuto dalla Direzione Generale Cinema del Mibac e da Istituto Luce Cinecittà, avvalendosi dell’apporto di diversi istituti di ricerca (E-Media, Symbola, OFI, Geca Italia e Ce.R.T.A.).
“È la prima volta che il nostro settore esprime un’ampia ricerca che fornisce la reale dimensione dell’industria dell’audiovisivo nazionale – ha detto Leone – . La ricerca dimostra l’ottimo stato di salute dell’intero comparto, con alcuni significativi segnali di successo internazionale per il prodotto seriale”.
Ancora: “Il valore dell’intera filiera della produzione italiana ha ormai raggiunto 1 miliardo di euro l’anno (la sola fiction rappresenta il 38% del mercato, per un valore compreso tra i 360 e 380 milioni; N.d.R.) ed i comparti direttamente riferibili all’APA (fiction, intrattenimento, documentari, animazione) sono stimati per un valore annuo di oltre 700 milioni di euro. Le tendenze di mercato confermano la solidità dell’offerta televisiva generalista, lo sviluppo degli operatori SVOD e delle cosiddette piattaforme Over The Top (OTT), il successo sui mercati esteri della serialità italiana, un quadro normativo in evoluzione e più attento al prodotto audiovisivo ed in particolare alla produzione di fiction”.
Sono dichiarazioni, ovviamente, legate alla carica ricoperta al vertice dell’APA ma ugualmente interessanti, perché evidenziano quel che sta cambiando nel comparto, anche in relazione alla recente legge sul cinema e l’audiovisivo dell’ex ministro Franceschini (la lunga fase di ‘rodaggio’ legata ai decreti attuativi è finalmente giunta a buon punto di realizzazione).
Sempre secondo Leone, “il fenomeno più interessante è il netto incremento della presenza internazionale nei progetti dei produttori indipendenti italiani, l’arrivo di capitali esteri per la crescita delle imprese audiovisive ed il successo delle nostre produzioni all’estero, su tutte le piattaforme, segnali che dimostrano il virtuoso percorso industriale ed editoriale della produzione indipendente, che è in netta crescita rispetto al passato.
Tra 2015 e 2017 i prodotti di serialità televisiva di respiro internazionale erano all’incirca una decina, mentre tra il 2018 e il 2020 sono previsti circa 25 titoli di coproduzioni internazionali e di potenziale rilevante presenza su tutti i mercati, con una crescita del 150% rispetto al triennio precedente”.
Il risvolto della medaglia è però il fatto che molte delle nostre principali società di produzione sono ormai controllate da gruppi europei o internazionali, come già evidenziato da questo periodico.
Ecco ancora dati da parte di Leone, comunque: “Dall’analisi del settore emerge la presenza attiva su tutti i comparti produttivi dell’audiovisivo di oltre 7 mila imprese, di cui oltre 630 con un fatturato superiore ad 1 milione di euro. I dati maggiormente in crescita si riferiscono in particolare alle aziende che operano direttamente e indirettamente nell’ambito della produzione di serialità televisiva, di cinema, di intrattenimento, di documentari e di animazione”.
Il presidente di APA ha concluso il suo intervento con una proposta al Governo: rafforzare il presidio del tax credit, che ha generato grandi benefici per l’intera filiera dell’audiovisivo e che dovrà però essere maggiormente allineato alle crescenti opportunità che il settore richiede; in questo modo, le politiche di sviluppo economico del Paese potranno utilizzare maggiormente il Made in Italy della produzione di audiovisivo come volano del sistema Paese.
Dopo Leone hanno preso la parola i responsabili dei maggiori gruppi televisivi: Fabrizio Salini, AD della Rai, Alessandro Salem, direttore generale contenuti Mediaset, e – per la prima volta in queste vesti – Nicola Maccanico, direttore dell’Area Programming di Sky, oltre al presidente di Confindustria Radio Tv Franco Siddi.
Salem ha confermato la nuova ‘sofferta’ linea del gruppo sulla fiction, settore in cui Mediaset aumenterà gli investimenti, dopo che negli ultimi anni tutto si era molto raffreddato.
Maccanico ha invece spiegato che a Sky “c’e un rinnovato impegno verso la produzione indipendente e locale”, anche se il gruppo “sta attraversando un momento particolare della sua storia con il passaggio di proprietà da Murdoch a Comcast”.
Lucia Borgonzoni, sottosegretario del Mibac con la delega all’Audiovisivo, ha a sua volta annunciato nel corso della ‘ giornata APA ‘ “una battaglia politica per aumentare il tax credit, leva fondamentale per il rilancio del settore” e comunicato che al Ministero hanno deciso “di fare un riparto parziale dei fondi della legge cinema (si tratta di ben 400 milioni di euro l’anno e la notizia ha avuto un ottimo riscontro nei produttori presenti; N.d.R.)”. Nel frattempo continuerà a riunirsi il ‘tavolo di lavoro’ che è stato avviato a metà dicembre al Ministero per ‘fare il punto’ sull’attuazione della ‘legge Franceschini’ del 2016 di cui sopra, un tavolo che “dovrà essere aperto anche a Netflix”.
E infine c’è da valutare la prossima scadenza del 1° luglio (la Legge di Stabilità ha allungato di sei mesi i tempi previsti) per applicare le nuove regole sulle quote obbligatorie di programmazione e produzione delle emittenti televisive e da valutare gli effetti della ‘lenta successione’ dell’ex Direttore Generale Cinema del Ministero per i Beni e le Attività Culturali Nicola Borrelli (figura per anni determinante) con Mario Turetta. (M.R. per NL)