La pay tv cresce poco nel secondo trimestre 2015, trainata soprattutto dall’online; in Italia gli ott soffrono ancora l’assenza di una rete affidabile e la pressione di una concorrenza concentrata.
Stando ai dati recentemente diffusi dalla società di ricerche Ihs, e riferiti al secondo trimestre del 2015 in Europa, suona un campanello d’allarme per il mercato della pay tv. Si registra, infatti, la crescita più bassa degli ultimi dieci anni, con un +0,4% di incremento degli abbonati. Nello specifico, il dato peggiore va alla tv via cavo, una tecnologia che in Italia di fatto non è mai arrivata e che arriva a perdere in tutto il vecchio continente 185mila abbonati assecondando, sembrerebbe, il fenomeno ben noto negli USA come cord cutting e che, nello stesso periodo in esame, ha comportato oltreoceano la perdita di ben 600mila abbonati. La tv satellitare registra invece una crescita, anche se non troppo entusiasmante: +97.000 abbonati fra aprile e giugno e quindi un lieve calo rispetto ai primi tre mesi dell’anno, con l’eccezione di Sky Uk che invece cresce leggermente. Il dato più significativo, tuttavia, riguarda la Iptv che vede la sua clientela aumentare di 935mila utenti, rappresentando di fatto la fetta più grossa della crescita dell’intero mercato pay. Per una più completa interpretazione dei dati, è tuttavia necessario fare alcune doverose considerazioni. In primo luogo, le Iptv gestite dagli over the top (cioè player che esistono solo online) hanno successo soprattutto grazie alla loro efficacia nel penetrare le fasce basse del mercato (cioè quelle disposte a spendere meno per un abbonamento) cosa che al satellite non riesce troppo. Non sorprende quindi che anche operatori come Sky abbiano attivato offerte di tv online, proprio per riuscire a contrastare l’avvento degli ott nei paesi in cui competono. Inoltre, il satellite si dimostra ancora in grado di incrementare il ricavo medio per singolo utente fornendo servizi aggiuntivi, primo fra tutti l’alta definizione (sì, è ancora considerato premium a causa della scarsa disponibilità su piattaforme differenti) e alcune caratteristiche aggiuntive come il multiscreen. Va però detto che, da questo punto di vista, gli ott tendono ad un’offerta più completa, come la nota Netflix che fornisce ultra hd e multiscreen con un solo abbonamento e a costi contenuti. Ad arricchire il mercato pay, sembra che si aggiungerà anche Vodafone, avendo annunciato l’arrivo della sua televisione a pagamento per la prima metà del nuovo anno. Nello specifico, in Italia, dovrebbe arrivare dopo il debutto in Inghilterra previsto per marzo. Restando sul nostro paese, è importante notare come non sia solo il mondo del satellite ad essere agguerrito contro l’avvento degli ott: Mediaset ha lanciato già da tempo il servizio di streaming on demand Infinity. Bisogna anche tenere conto dei problemi che l’Italia affronta sul tema dello streaming, in primis la scarsità di banda larga che risulta facilmente un ostacolo per chi è interessato a sottoscrivere un abbonamento con servizi di questo tipo. In mercati più evoluti e maturi da questo punto di vista, come quelli dei paesi nordici o dei Pesi Bassi, il trend si avvicina maggiormente a quello americano. Sarà interessante vedere i dati della seconda metà dell’anno, soprattutto considerando che, il periodo ottobre-dicembre, è tradizionalmente quello più favorevole per le tv satellitari, tendenza che fra l’altro si è confermata anche nel 2014. (E.V. per NL)