Si fa sempre più acceso il botta e risposta fra Mediaset e Vivendi, avviato in seguito al rifiuto da parte di quest’ultima di tener fede agli accordi dello scorso aprile, secondo i quali avrebbe dovuto acquisire il 100% di Mediaset Premium, ormai approdato nelle aule giudiziarie.
I francesi accusano il Biscione di aver truccato i numeri della sua pay tv per renderla più appetibile di quanto in realtà non fosse; il business plan di Premium sarebbe, secondo Vivendi, “irrealizzabile” e necessiterebbe di “essere rivisto al ribasso per poter essere realistico”. La tesi sembra essere confermata dai conti del primo semestre 2016, nel quale la pay tv italiana è riuscita ad accumulare un rosso da 100 mln e, a dirla tutta, a Mediaset non si sforzano troppo per sostenere il contrario di quanto affermano i francesi. Il punto fermo del Biscione, infatti, è il vincolo contrattuale e la necessità di rispettarlo perché “quando firmi, firmi”, come ha sottolineato il chief financial officer di Mediaset, Marco Giordani, durante la presentazione dei risultati economici dei primi sei mesi dell’anno. Sebbene Mediaset stia facendo di tutto per mostrare i muscoli, annunciando anche di aver citato avanti al Tribunale di Milano i francesi (che però smentiscono di aver ricevuto la notifica), la situazione per i nostri connazionali è molto spinosa; i risultati tardano ad arrivare per Premium, anche se si prendono in considerazione i numeri ufficiali (che Vivendi contesta anche per quello che riguarda gli abbonati). Non c’è troppo da stupirsi dopotutto, visto che il calcio da solo costa a Cologno ben 607 mln annui fra serie A (387 mln) e Champions League (220 mln) ai quali vanno aggiunti i costi per i diritti di tutti gli altri contenuti come film e serie tv, quelli di produzione, quelli di distribuzione e, in ultimo, del personale. Ma a creare per Mediaset una posizione scomoda c’è una combinazione di diversi fattori che finiscono, insieme, per metterla con le spalle al muro. In primo luogo i già citati risultati finanziari, così negativi da non essere giustificabili con l’idea di sottrarre abbonati a Sky; la soluzione migliore sarebbe chiudere bottega, come dovrebbe fare qualsiasi imprenditore che si renda conto di aver costruito una nave che imbarca acqua. Il problema nel chiudere Premium, però, sta proprio in Sky che, indubbiamente, coglierebbe l’occasione per mettere più facilmente le mani sui diritti calcistici e accaparrarsi quegli abbonati liberati dal Biscione. Maggiori abbonati, per Sky, significherebbero anche maggiori introiti della pubblicità e maggiore cassa per investimenti, anche sulla tv in chiaro. Se chiudere bottega non conviene, dunque, allora bisogna tenere a galla Premium; purtroppo però, a inizio del nuovo anno dovrebbe arrivare la nuova asta per i diritti della Champions che, si sa, per Premium è stata molto sanguinosa l’ultima volta ma, visto che il calcio è praticamente l’unico appeal della pay tv del Biscione, difficilmente questa potrà sopravvivere senza accaparrarsi nuovamente questi contenuti fondamentali. Dunque lo scenario più probabile è proprio che un nuovo accordo arrivi proprio grazie alla Champions League, anche perché alla stessa Vivendi quei diritti potrebbero far comodo per far respirare la sua Canal+, che non viaggia certo in acque più calme. (E.V. per NL)