La già difficile situazione vissuta dai broadcaster sembra essere sul punto di peggiorare con le novità annunciate dai principali svod. Il lancio di nuovi piani di abbonamento in cui è incluso l’advertising, infatti, potrebbe far vacillare le emittenti lineari.
L’advertising non è più un’esclusiva tv
L’avanzata degli OTT è arrivata a toccare anche uno dei capisaldi della tv lineare: la pubblicità. Se finora, infatti, l’advertising era l’ultima certezza per i broadcaster, a partire da quest’anno anche servizi come Amazon e Netflix introdurranno gli spot sulle proprie piattaforme.
Un processo già in atto
L’erosione che il digitale sta operando sul settore pubblicitario televisivo era già in atto prima di queste new entry. Dal 2008 ad oggi, infatti, il giro d’affari dell’advertising in tv è passato da 4,85 a 3,71 miliardi di euro a causa della sempre maggiore importanza ed efficacia della promozione via internet, con Facebook e Google in testa.
Il precedente storico di YouTube
L’ingresso nel mercato pubblicitario di piattaforme video non è certo una novità in generale, vista la presenza storica di servizi come YouTube. In questo caso, però, i contenuti proposti sono parecchio differenti da quelli della tv lineare.
I veri concorrenti
La vera novità è dunque la presenza di OTT che propongono contenuti davvero concorrenziali ai broadcaster tradizionali: dalle serie tv, ai film, ai documentari, fino agli special di stand up comedy. Tutto quello che si può chiedere ai palinsesti in chiaro e anche di più.
L’advertising rende competitivi
L’introduzione degli spot porterà ovviamente con sé un abbassamento dei prezzi degli abbonamenti, rendendo così ancora più competitivi gli OTT rispetto alla tv lineare.
Minus
Nonostante la mancanza di interruzioni pubblicitarie sia sicuramente una delle attrattive maggiori dei servizi in streaming a pagamento, la sua presenza non è per forza un minus.
Parigi val bene una messa
Infatti, gli adv saranno comunque di entità ridotta rispetto a quelli della tv lineare e, al contempo, la proposta di contenuti altamente appetibili dovrebbe rendere sopportabile la breve interruzione. Soprattutto se si tiene a mente che è un piccolo prezzo (metaforico) da pagare, per pagarne uno (vero) ridotto.
Hulu, Pluto e YouTube
Dagli USA arrivano intanto previsioni per nulla confortanti a rincarare la dose sulla situazione streaming vs tv. Infatti, almeno per quanto riguarda il mercato americano, servizi come Hulu, Pluto e YouTube incrementeranno i propri incassi dall’advertising.
Le previsioni di eMarketer
Nella fattispecie, secondo eMarketer, entro il 2024 il giro d’affari toccherà i 28,5 miliardi di dollari, quasi dieci in più di quelli previsti per l’anno corrente (18,5). (A.M. per NL)