La stampa è piena di catastrofisti che danno la tv per spacciata. Alcuni giornalisti addirittura parlano di giorni contati. Lo fanno, evidentemente, senza cognizione di causa.
Che il declino della tv generalista stia accelerando quanto la nota sfera sul piano inclinato è vero; ma il repentino tramonto di una tecnologia tanto presente nelle case di tutto il mondo è da considerare eccessivo. Lo spunto per questi azzardi proviene dalla soddisfacente proliferazione di tv internet-ready e box connessi (Premium Net Tv, Cubo Vision, Apple tv, ecc.), aspetto che sta effettivamente consolidando una linea di mercato già in corso: quella della tv on demand. Ma prima che broadcaster o manifacturer possano dire la loro in proposito, è bene ricordare che il primo responsabile della nuova concezione di televisione è, senza dubbio, il nostro tempo. Il passaggio alla tv on demand, ben più che il passaggio alla tecnologia digitale terrestre o web-based, è sintomo del cambiamento delle nostre vite, dei nostri tempi. In altre parole, è l’unico modo che la televisione ha per adeguarsi ai tempi (personali o di lavoro) di qualunque telespettatore, senza concedersi appieno solo a chi la guarda in prime time. Perché ciò che regola il mercato televisivo è il tempo. Il tempo è ciò che manca; oppure, quando c’è, è “disponibile” in momenti diversi da quelli adatti a seguire la tv in diretta e pertanto necessita della tv in replica una o due ore più tardi (+1, +2, +24, ecc.), nonché della possibilità di selezionare liberamente il contenuto da visualizzare, registrandolo nel proprio archivio o selezionandolo da una libreria di contenuti irrinunciabili confezionata dall’operatore. E nella maggior parte dei casi si cercano solo contenuti brevi quali serie tv, documentari, singole puntate di talent show e programmi monotematici, con il semplice obiettivo di visualizzare qualcosa dall’inizio alla fine, in tempi sempre più ristretti, in momenti sempre più occasionali. In questo scenario è davvero un peccato vedere quanto il DTT italiano non stia affacciandosi (salvo casi noti e comunque a pagamento) a questa nuova ed indispensabile concezione di fruizione del medium. Molto presto, infatti, nessuno potrà prescindere dall’offrire di tv a richiesta, soprattutto se gli abbonati ai diversi servizi continueranno ad aumentare, così modificando naturalmente la concezione di fruizione dei programmi. Insomma, nessuno potrà dimenticare la frammentazione del tempo dei telespettatori per trasmettere i propri contenuti. Pena, l’invecchiamento precoce su un mezzo che per natura e necessità “rimane al passo coi tempi”. Quanto invece alla tv intesa come scatola, non è spacciata e tantomeno lascerà spazio solo ad internet se non come mero veicolo dei medesimi contenuti diffusi in tecnica numerica e satellitare. (M.M. per NL)