Nel giorno dell’approvazione del decreto Ue da parte della Camera, dopo la battaglia sull’emendamento ‘salva-Retequattrò poi modificato dal governo, il consigliere di amministrazione Mediaset Gina Nieri dice la sua sulla questione delle frequenze. La Nieri parte dal parere motivato Ue, secondo step della procedura di infrazione, che ha imposto all’Italia di modificare le norme su tre punti, «la barriera all’ingresso nel mercato tv, costituita dalla riserva del trading (la compravendita di frequenze, ndr) agli operatori già attivi; il permanere per l’esercizio della tv digitale della licenza individuale come titolo abilitativo al posto dell’autorizzazione generale prevista in sede Ue; la mancanza di procedure trasparenti, proporzionali e non discriminatorie per l’assegnazione delle frequenze liberate dopo lo switch off dell’analogico. L’emendamento – ribadisce – risponde chirurgicamente e pedissequamente alle richieste europee. La salvaguardia di Retequattro non c’entra niente: Retequattro è a posto dal 2003, dall’entrata in vigore del nuovo antitrust analogico/digitale. Il parere motivato, quando parla di autorizzazioni al posto di licenze, si riferisce alle frequenze digitali: nulla cambia per concessioni e autorizzazioni analogiche». Quanto alla Corte di Giustizia, si è espressa «non all’interno della procedura», bensì incidentalmente nel procedimento aperto davanti il Consiglio di Stato sul caso Europa 7. L’emittente, sottolinea la Nieri, da quando ha vinto il bando nel 1999, «pur non avendo tenuto fede ad uno solo degli impegni assunti con la concessione, lamenta la mancata assegnazione delle frequenze e chiede allo Stato frequenze in risarcimento o soldi per il danno subito, non avendo potuto espletare la propria attività. La verità è che a nessuna emittente nel ’99 sono state assegnate frequenze, a causa della mancata attuazione del piano di assegnazione delle frequenze analogiche. Nelle concessioni ed autorizzazioni rilasciate dal ministro Cardinale, tutte le emittenti abilitate venivano autorizzate alla prosecuzione in esercizio delle frequenze in uso al momento del rilascio dei titoli abilitativi. Europa 7 era in possesso di rete locale e quella si è tenuta, avendo rifiutato di comprare frequenze come avrebbe potuto, sia analogiche che digitali». In ogni caso «in tutta questa vicenda delle frequenze di Retequattro non si parla e con il giudizio in corso non c’entrano niente». (ANSA)