A dispetto degli investimenti fatti nel nostro paese per andare incontro alle nuove tecnologie e metodologie di fruizione, è dopo l’avvento di attori internazionali che il mercato televisivo italiano ha iniziato a muoversi seriamente verso le esigenze dell’utenza.
E’ trascorso un po’ di tempo, ormai, dall’arrivo di player con un look più internazionale nel mercato italiano. L’impatto maggiore lo ha avuto, senza dubbio, l’ampiamente discusso approdo di Netflix nel nostro paese, operatore che è proprio di recente diventato a tutti gli effetti globale. A dispetto di quanto fatto in passato dagli operatori locali per il mercato del nostro paese, in Italia la tv si è ritrovata per molto tempo ad essere come congelata in “cinquanta anni di dominio della tv lineare generalista”, per citare le parole di Stefano Zuliani in un suo libro sull’argomento. Una prima scossa in questo senso è arrivata da Sky, che con il satellite è riuscita a portare in Italia quantomeno dei piccoli assaggi di come la televisione stava già progredendo all’estero. Parliamo di concetti come l’on demand, che stacca la fruizione di contenuti dalle tabelle orarie dei palinsesti, o delle possibilità offerte dal mobile e comunque dall’utilizzo di device differenti, anche in contemporanea e ovviamente delle emittenti specializzate. Tuttavia, contrariamente rispetto a quanto sostenuto da alcuni, era necessaria una spinta più significativa per far smuovere una situazione che, stando a sentire la Agcom, evidenzia un “impianto giuridico non in linea con l’evoluzione tecnologica” che, cioè, favorisce troppo la televisione lineare. Tali problematiche, sono state messe in evidenza ovviamente non dall’operato di quegli attori che godono di tali vantaggi, ma dall’avvento degli over the top, che hanno portato alla luce l’esistenza di difficoltà che mettono a rischio le loro capacità concorrenziali. Oltre alla già nota arretratezza nell’ambito delle reti che da troppo tempo affligge l’Italia, si può citare a titolo di esempio il sistema delle così dette window, ovvero le finestre di tempo nelle quali vengono distribuite i contenuti. Secondo Bruno Zambardino, docente di economia e organizzazione dello spettacolo alla Sapienza, sarà inevitabile una “maggiore pressione sulle finestre di distribuzione” e prevede, inoltre, che l’avvento di player internazionali come Netflix “sovvertirà gli attuali modelli di business fondati sulle esclusive nazionali”. Quello in corso, non è altro che l’adeguamento alle modalità di fruizione che sono cambiate radicalmente negli ultimi anni, come già evidenziato su queste pagine in precedenti articoli, e se per anni agli operatori del nostro paese è andato bene adagiarsi su di un’offerta che sembra sempre più aver fatto il suo tempo, l’approdo di attori esteri nel mercato è senza dubbio lo scossone necessario per smuovere la situazione. Come sostenuto da Marco Mele, giornalista del Sole 24 Ore specializzato in media e comunicazione, “il sistema televisivo italiano finora è stato protetto nello sviluppo dei suoi principali poli televisivi” e dunque l’attacco è arrivato da un altro fronte, quello di aziende online che offrono vasti cataloghi a bassi costi e di fatto obbligano “gli operatori televisivi tradizionali a difendersi e, in qualche modo, a rinnovare la propria offerta”. (E.V. per NL)