La crescita di Netflix sembra inarrestabile: la sua capitalizzazione in borsa è arrivata a 100 miliardi di dollari all’apertura del Nasdaq, ben oltre le previsioni di Wall Street; inoltre gli abbonati sono aumentati del 25% nell’ultimo anno, raggiungendo quota 117,6 milioni.
Degli 8,3 milioni di nuovi abbonati guadagnati nello scorso trimestre, “solo” 1,98 milioni sono statunitensi, mentre i restanti 6,36 milioni di clienti provengono dal resto delle aree di espansione su cui la piattaforma di Red Hastings ha puntato molto, dopo aver saturato il mercato nordamericano.
Anche in questo, Netflix ha superato le attese di Wall Street, dove gli esperti profetizzavano un incremento decisamente inferiore, soprattutto per l’estero: 1,28 milioni di nuovi utenti per gli States e 5,02 milioni dal mercato internazionale.
Hastings sembra soddisfatto ed ottimista: a dimostrarlo, è l’intenzione di rinforzare l’investimento sui contenuti, portandolo a 8 miliardi di dollari, e supportarlo con un aumento del 50% delle risorse destinate al marketing (arrivando così a 2 miliardi di dollari).
La strategia di Netflix per sbaragliare la concorrenza dei big che si affacciano sul mercato dei servizi Svod (per citarne alcuni, Amazon, Apple, Disney) è quindi quella di rimpolpare il catalogo puntando a produzioni originali, e pubblicizzarlo con forza per raggiungere il maggior numero possibile di abbonati.
Si potrebbe però puntare il dito verso segnali che, a detta di qualcuno, sono preoccupanti: ad esempio, la crescita dell’indebitamento a lungo termine, quasi raddoppiato dal 2016 al 2017 raggiungendo i 6,5 miliardi di dollari; nonché il fatto che l’esposizione totale della company, tra debiti e obbligazioni, sia di ben 20 miliardi di dollari. L’indebitamento è la strategia scelta da Netflix per finanziare la propria crescita, se sarà anche il primo fattore di un eventuale crollo, quando la crescita rallenterà naturalmente, potrà dirlo solo il tempo. (P.B. per NL)