Pace non fatta, almeno per ora. Il contenzioso fra il colosso multimediale italiano Mediaset e il gigante dell’imprenditoria eterogenea francese Vivendi continua con il rinvio dell’udienza avanti al Tribunale di Milano (giudice Vincenzo Perrozziello) al 23/10/2018. Ma sono in pochi a credere che i due superplayer si abbandoneranno ai gironi giudiziari lungo una causa che negli inevitabili tre gradi li impegnerebbe per oltre una decina d’anni senza giungere prima ad un accordo realizzato sulla base di reciproche concessioni. Tanto più che alle spalle dei due contendenti si agitano diverse questioni parallele, come la vicenda Telecom Italia/Persidera per Vivendi e il futuro come content provider sempre meno legato al ferro per Mediaset (magari in partnership con le espressioni di Vivendi, Canal+ e TIM)
Oggetto del contendere, come noto, è il mancato acquisto da parte di Vivendi della pay tv del Biscione, Mediaset Premium, nel 2016.
Lo ha ufficializzato Andrea Di Porto, avvocato di Mediaset al termine della prima udienza che si è tenuta oggi al Tribunale di Milano a riguardo di una richiesta di riunione dei due distinti procedimenti pendenti, che alla domanda dei giornalisti se fosse comunque possibile trovare un accordo dopo la chiusura (negativa) della mediazione ha dichiarato: “In astratto, è sempre possibile un accordo tra le parti, come in qualsiasi causa del mondo”.
Ieri la stessa Mediaset in una nota aveva comunicato che “con una lettera inviata oggi alle parti, il Responsabile dell’Organismo di Mediazione della Camera Arbitrale di Milano, dottor Giovanni Nicola Giudice, ha dichiarato concluso formalmente il tentativo di conciliazione ordinato dal giudice titolare della causa civile intentata da Mediaset contro Vivendi“.
Importante la richiesta di risarcimento di Mediaset, che, chiedendo “l’effettiva esecuzione del contratto vincolante concluso tra le parti l’8 aprile 2016”, pretende da Vivendi un risarcimento danni “non inferiore a un miliardo e mezzo di euro“, derivante da “un importo pari a 50 milioni per ogni mese di ritardo nell’adempimento da parte di Vivendi a partire dal 25 luglio 2016″.
A sua volta Fininvest ha chiesto “un risarcimento dei danni già subiti” pari “a una cifra non inferiore a 570 milioni di euro, correlati fra l’altro alla diminuzione di valore delle azioni Mediaset in conseguenza dell’accaduto, al mancato apprezzamento delle stesse ove si fosse dato corso all’esecuzione del contratto, nonché all’elevatissimo danno di immagine”.
Il secondo giudizio riguarda il rastrellamento di azioni Mediaset attuato nell’autunno 2016 da Vivendi, che condusse i francesi a detenere quasi il 30% del capitale di Mediaset, fatto che ha un’implicazione penale in un procedimento pendente avanti alla Procura di Milano che ha condotto alle perquisizioni del 5 ottobre scorso nella sede di Parigi di Vivendi.
Come spiega il quotidiano MF – Milano Finanza, “scopo del blitz era quello di capire se dietro la banca d’affari e l’advisor Natixis vi fosse “qualcuno” che, per conto di Bolloré e, approfittando del crollo dopo la disdetta del contratto d’acquisto di Premium, abbia rastrellato qualche mese dopo, a dicembre, azioni Mediaset fino a raggiungere quasi il 30% nel gruppo fondato da Silvio Berlusconi, portandosi quindi a ridosso della soglia d’opa.
In questo secondo fascicolo civile, il gruppo del Biscione ha citato i francesi per violazione contrattuale, concorrenza sleale e violazione della legge sui pluralismo televisivo. Come venuto alla luce dalla relazione trimestrale dei francesi lo scorso settembre, Mediaset , Rti e Fininvest hanno presentato un nuovo esposto contro Vivendi con la richiesta di danni per 2 miliardi da parte di Mediaset-Fininvest e di 1 miliardo da parte di Rti in relazione all’acquisto di azioni Mediaset da parte di Vivendi alla fine del 2016″. (E.G. per NL)