“Non siamo soddisfatti dalla risposta alla nostra lettera-comunicato del 6 maggio. L’azienda continua a non fornire chiarimenti adeguati in merito ai quesiti che erano stati posti dal Cdr e dai giornalisti del Tg5 su temi specifici: 1) Nel vostro comunicato si legge che sono allo “studio numerose iniziative di ottimizzazione – anche relative all’area news – finalizzate a garantire un importante recupero di marginalità entro il 2020”. Ma solo lo scorso 1. marzo – nell’incontro in cui ci avete illustrato le linee guida presentate agli investitori finanziari – non era stata manifestata grande preoccupazione per l’obiettivo di 123 mln di miglioramento dell’Ebit in tre anni attraverso la riorganizzazione del gruppo e risparmi relativi non solo all’area news, ma a tutte le aree produttive. A questo proposito torniamo a chiedere di poter conoscere quali sarebbero nello specifico i risparmi prodotti dall’eventuale trasferimento del Tg5 a Milano; 2) nella lettera si aggiunge che “ad oggi, sono stati fatti passi avanti in molteplici direzioni ma non ancora tali da poterli considerare definitivi”. Sarebbe allora forse doveroso illustrare in quale direzione questi passi siano stati compiuti visto che in gioco, oltre ai numeri di bilancio di un’ importante società e le migliori opportunità da cogliere, ci sono anche il lavoro, la vita e le famiglie dei giornalisti e di tutti i collaboratori; 3) Nelle indiscrezioni di stampa circolate a proposito del futuro del Tg5 , abbiamo dovuto leggere di cantieri aperti con pavimenti, mattonelle e ristrutturazione di bagni. Indiscrezioni accompagnate da voci insistenti. Siamo quindi costretti a chiedere conto di eventuali lavori di ristrutturazione nella palazzina di Cologno che secondo quanto riportato da ‘Italia Oggi’ avrebbero lo scopo di fare spazio al Tg5. Ci sono attualmente lavori in corso nel centro di produzione di Cologno Monzese al fine di creare nuovi spazi destinati ad accogliere la redazione del Tg5? 4) Non vogliamo pensare che non ci sia la volontà di uscire allo scoperto e chiarire quali siano i progetti dell’azienda, perché allora dovremmo anche ipotizzare che, per qualche ragione, non ci si preoccupi di garantire alle persone, ai collaboratori, una condizione serena e sicura per affrontare cambiamenti radicali, complessi e dolorosi che potrebbero investire il loro lavoro già nelle prossime settimane. Questo rischia di incidere negativamente sul lavoro svolto ogni giorno qui al Palatino, in un’azienda editoriale e culturale dove il fattore umano riveste un ruolo decisivo. Anche volendo considerare il Palatino come mero impianto industriale, non si può negare che qui si raggiungano da anni – grazie allo sforzo di tutti i dipendenti (giornalisti – tecnici – impiegati) – livelli elevati di produttività, senza mai trascurare la qualità con gli ottimi risultati che tutti conosciamo. Inoltre il costo del lavoro dei giornalisti è stato ridotto con l’ultimo integrativo, mentre i nuovi contratti di assunzione e stabilizzazione sono meno onerosi per l’azienda e sacrifici altrettanto importanti sono stati fatti anche dagli altri colleghi di Rti e Videotime. Mettere in ulteriore difficoltà le persone non sembra una buona strada. Dunque quello che chiediamo all’azienda è estrema chiarezza“. Così una nota del CdR del TG5 sulla questine del trasferimento della sede da Roma a Milano. (E.G. per NL)