Un business collaterale sta diventando strutturale per Mediaset: sui conti del gruppo, che comunque ha fermato il calo dei ricavi, avrà un peso decisivo lo sfruttamento sulla pay tv dei diritti sulla Champions league di calcio.
E Mediaset Premium resta al centro degli interessi della francese Vivendi, che pubblica conti migliori delle stime confermando di essere in possesso già ora di una ‘cassa’ mostruosa: oltre i 4 miliardi. E che la Champions pagata oltre 600 milioni per tre anni sia strutturale lo dice la stessa Mediaset: per potere fare stime "attendibili" sull’intero gruppo per l’intero anno il Biscione dovrà ovviamente verificare la ripresa del mercato pubblicitario (con il secondo trimestre che dovrebbe essere ‘piatto’ rispetto allo stesso periodo 2014) e parallelamente "gli abbonamenti Mediaset Premium legati alla nuova offerta calcio". Anche se è stata superata una crisi che attacca soprattutto prodotti non indispensabili come la ‘pay tv’, per ora le cose non vanno benissimo: i ricavi di Mediaset Premium sono scesi nel primo trimestre di quest’anno a 136 milioni rispetto ai 142 dello stesso periodo 2014. Ma l’asset rimane cruciale – ha tolto a Sky l’esclusiva della televisione a pagamento – e potrebbe vedere a breve dopo quello di Telefonica anche l’ingresso di Vivendi, con una quota ben più pesante di quella degli spagnoli. "Riguardo la situazione in Italia e in particolare riguardo Mediaset Premium è troppo presto per fare commenti: seguiamo le evoluzioni come lo facciamo in altri Paesi", afferma l’amministratore delegato di Vivendi, Arnaud de Puyfontaine, presentando i risultati trimestrali, in genere migliori delle stime. L’utile netto è stato di 33 milioni, con un risultato operativo corrente in aumento del 7%. E il gruppo francese, sollecitato da "un largo numero dei suoi azionisti", ha quindi annunciato un’offerta pubblica d’acquisto sulla Societé d’édition de Canal Plus (Secp), che già controlla al 48,5%, confermando che cresce l’interesse per il mondo televisivo. Nel primo trimestre Mediaset ha invece registrato un utile di 700mila euro contro la perdita di 12,5 milioni del 2014, con ricavi a quota 828 milioni (+1%) rispetto agli 820 precedenti. Migliore delle previsioni il margine operativo positivo per quasi 46 milioni mentre l’indebitamento finanziario si è fortemente ridotto a 861 milioni, con il Biscione che in quattro anni in Italia ha tagliato i costi del 20% da 757 a 604 milioni. Nella ‘galassia Fininvest’ provano a migliorare anche i conti di Mondadori: nel primo trimestre ha registrato una perdita di 4,7 milioni contro i 6,4 del 2014, con ricavi ancora in calo a 251 milioni (-6%). Ma le previsioni per l’intero 2015 confermano un "margine operativo lordo in significativa crescita" (a due cifre) mentre proseguono le valutazioni per la dismissione di "asset non core", soprattutto immobiliari. E nel futuro rimangono i libri di Rcs, per i quali Mondadori ha confermato la manifestazione di interesse al nuovo Cda di via Rizzoli. (ANSA)