Il mercato pubblicitario della tv italiana si stima valga circa 3,25 miliardi di euro che vengono in gran parte fagocitati dalle due giganti Rai e Mediaset, detentrici della gran parte delle quote di mercato, nonché di audience.
Ciò che suscita più interesse, però, è quello che accade nel 25% (circa) di mercato pubblicitario: non un terzo polo, bensì una serie di soggetti di forza più o meno equivalente che si contendono la raccolta degli investimenti. Sky, attraverso la concessionaria interna Sky Media, riesce a raccogliere 100 milioni di euro grazie ai canali in chiaro Tv8 e Cielo e tre volte tanto con i canali pay, che rappresentano il 12,3% del mercato. Più arretrata la posizione di Discovery, che però si sta sempre più affermando anche sul mercato pubblicitario televisivo con una raccolta del 6,3% attraverso i suoi canali in chiaro (Nove, Real Time, Dmax, ecc), seguita a breve distanza da La7 (4,1% delle quote).
Sempre a debita distanza dalla tv pubblica e dal Biscione, c’è un’altra contesa tra i broadcaster “minori”, quella della share. La più costante è La7, che a settembre riconferma per la prima serata il 4% di share sul target individui, risultato maggiormente apprezzabile se si pensa che – anche a causa delle defezioni di volti importanti, “rubati” dalla concorrenza – la tv di Urbano Cairo si è rinnovata tantissimo, a cominciare dal direttore (da giugno, Andrea Salerno). I 14 canali di Discovery (7 pay e 7 free, a cui si aggiungeranno a breve Food Network e Fine Living) raggiungono complessivamente una share del 7% sugli individui e del 9% sul target commerciale 15-54 anni: il canale in chiaro con la performance migliore è Nove, che nel prime time una media dell’1,6% di share e una media dell’1,23% nell’intero giorno, certamente anche grazie al contributo di Crozza – “rubato” a La7 – che con il suo show realizza quasi il 5% di share in prima serata. Negli ultimi mesi sta poi emergendo il gruppo Viacom Italia, detentrice di Paramount channel, Vh1 e a breve Spike, che nel complesso realizza più del 5% di share sul giorno medio.
Ciò che tutti i broadcaster devono tenere presente, però, è che non è sufficiente essere forti sul giorno medio o sul target individui: per accrescere la raccolta pubblicitaria bisogna migliorare sul target che più interessa ai centri media, cioè il segmento di pubblico tra i 25 e i 54 anni. Nella lotta per la conquista della terza posizione nella classifica della raccolta pubblicitaria, la spunterà chi riesce ad attrarre più audience nel target commerciale e, così, più investimenti pubblicitari. (V.D. per NL)