Se il 2010 sarà ricordato dalle tv locali come l’annus horribilis, il 2011 sarà quasi certamente segnato da una memoria ancora peggiore.
Se il (quasi) trascorso anno è stato infatti contabilizzato dagli operatori di rete del nord Italia (chiamati all’epocale switch-off delle aree 3, 5, 6 e 7) con segni negativi motivati dagli impegnativi investimenti tecnologici per la migrazione numerica, resi ancor più aspri dall’immane presa per i fondelli della assegnazione con immediata ridestinazione/restituzione dei canali UHF 61-69, dall’attribuzione di identificatori LCN infrequentati ed infrequentabili e dal divieto di veicolare contenuti nazionali su mux locali, l’anno che verrà sarà con ogni probabilità quello della resa dei conti. Parliamo anzitutto dei "conti" economici, cioé il salatissimo saldo per i diritti d’uso per le frequenze digitali che, salvo ripensamenti amministrativi o interventi giurisdizionali favorevoli agli operatori di rete, azzererà gli effetti benefici dei contributi governativi (già, peraltro, ridottI all’osso), con la conseguenza che chi oggi sopravvive grazie ad essi (e non sono in pochi) dovrà senza ombra di dubbio tirar giù definitivamente la saracinesca. Ma parliamo anche della richiamata destinazione delle frequenze 61-69 UHF allo sviluppo della banda larga mobile, che sembra aver colto di sorpresa solo i disattenti sindacati delle emittenti locali, cui evidentemente era sfuggito qualcosa che era noto dal 2006 agli operatori nazionali (che si sono ben guardati dal farseli assegnare). Con l’imminente gara indetta dal MSE-Com sulla scorta di quanto previsto dalla legge di Stabilità, gli operatori di rete locali (con l’unica eccezione costituita da Europa 7, almeno per quanto concerne uno dei "cerotti" del VHF 8 SFN assegnati lungo la penisola, cioè il canale UHF 69) assegnatari da nemmeno due mesi delle frequenze oltre gli 800 MHz dovranno abbandonare i canali su cui avevano appena ritarato i propri trasmettitori (allestendo, in non pochi casi, costosissime reti SFN), decidendo se andarsene in pensione con una ridicola liquidazione (240 milioni di euro, al massimo, da dividersi tra centinaia di soggetti) o nuovamente riconvertire (a spese proprie) gli impianti sulle risorse radioelettriche che il MSE-Com individuerà tra quelle inutilizzate. E i canali disponibili per accontentare coloro che non vorranno essere indennizzati (si fa per dire) con il 10% (max) degli introiti della gara per il dividendo esterno, altro non saranno che quelli non opportunamente sfruttati da chi li ha ricevuti in assegnazione. Stiamo parlando di tutti i canali UHF (e forse anche qualcuno in VHF) che non saranno stati presidiati efficamente nel bacino assentito nel termine di mesi 6 + mesi 6 (un anno in totale) dal ricevimento del provvedimento di attribuzione dei diritti d’uso. Ma al centro dei febbrili controlli che quanto prima gli Ispettorati Territoriali del Ministero dello Sviluppo Economico – Dipartimento Comunicazioni saranno chiamati a svolgere con intransigenza, ci sarà anche lo sfruttamento efficace della capacità trasmissiva, cioè il pieno utilizzo dei mux, che dovranno essere riempiti come otri e puliti da ogni ridondanza, pena la revoca o la riduzione dell’assegnazione. Tutti sono avvertiti: la televisione digitale è cosa elitaria e da ricchi. Chi non ha risorse per farla e farla bene presto sarà fuori. Entro la fine del 2011. (A.M. per NL)